Giovanni il Precursore lavora sulle “predisposizioni”. L’accoglienza del vero Messia non può essere un qualcosa di puntuale, di slegato da tutto il resto della vita e delle relazioni, delle scelte e dei valori. Giovanni prepara il cuore delle persone, si cura della loro sensibilità, del loro modo di sentire e percepire le cose interiormente.
Lo fa essendo se stesso, con una identità e una missione ben definite alle quali non deroga per compiacere i vari poteri (politico e religioso): questa rettitudine, questa chiarezza aiuta le persone che lo incontrano a chiarirsi a loro volta, a discernere dentro se stesse, a scegliere con Chi stare e quindi chi essere.
Tuttavia Giovanni non pone mai se stesso al centro: Giovanni si decentra, egli “esiste per․․․” un Altro e sa che di fronte a quell’”Altro” deve fare un passo indietro, anche quando non capisce, anche quando dissente.
Giovanni prepara la Via, non è la via: prepara la Via innanzitutto dentro di sé e nel suo stile di vita, solo così può farlo poi nei cuori di chi si rivolge a lui. Deve lottare con la propria idea personale di Messia e il Messia reale che si trova davanti, con il suo stile, la sua accoglienza, la misericordia, il fatto che promuove la vita e i germogli di bene e non li stronca.
Accogliere la testimonianza drammatica di Giovanni (ricevere il suo battesimo) è riconoscere che Dio è giusto non solo nel senso etico-morale del termine ma prima ancora nel senso dell’essere: Dio è adatto a me (e io sono adatto a Lui!), è possibile, credibile, amabile perfettamente sintonizzato con la vita (chi mai più di Lui). Un Dio così è troppo poco ammettere semplicemente che esista, un Dio così si ama e si segue!
Andrea Piccolo SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato