La comunità di coloro che seguono Gesù vive anche dei tempi di perdono, di correzione fraterna, di preghiera di intercessione. Nulla è escluso, pur di ripristinare la comunione fraterna: sia la correzione personale, sia il ricorrere anche all’assemblea. Sono i segni di un amore che sa anche correggere, anzi di un amore del fratello che non lo vuole lasciare andare per strade in cui rischia di smarrirsi e perdersi. E se il non ascolto perdura, lo si tratterà come un pubblicano, ma Gesù è venuto anche per loro… al Signore stesso l’ultima parola.
Così come si affida al Signore in maniera comunitaria ciò che veramente si sente importante da chiedere: niente personalismi. L’invito di Gesù è proprio quello di vivere come comunità di credenti, cercando ciò che veramente fa essere testimoni di una vita rinnovata dalla sua presenza e che sa farsi carico delle necessità vere dei fratelli.
Alla fin fine, tutto entra a far parte della vita da discepoli: correggere (ed essere corretti: forse lo si dimentica), legare e sciogliere, chiedere. Ma i discepoli formano la chiesa se solo hanno Gesù al centro.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato