Madre, quante volte ricorre questo termine. A dire che la morte รจ un passaggio, una gestazione, non รจ lโultima parola. Donne che custodiscono e accompagnano alla vita, che sanno che significa lโintreccio della vita e della morte, sanno il mistero del seme che accetta di morire per portare frutto. Sono quelle che hanno il coraggio di restare, come terra che accoglie nel suo grembo lโuomo.
Non possono fare nulla, ma sono lรฌ. Donne che insegnano la compassione dello sguardo. Gesรน dalla croce vede tutto, e vedere รจ generare, dare la vita. Vede la solitudine, il dolore di chi ama, di chi รจ perduto. Il suo sguardo ci rende discepoli amati, ci mette accanto una madre che รจ la Chiesa.
Vedo questa donna piangere e ripenso a tutte le donne e agli uomini che ho visto piangere. Al mio cuore che diventava uno con il loro e alle carezze che le mie parole e i miei poveri gesti potevano offrire. Al silenzio, che a volte รจ la sola cosa che possiamo offrire.
Non dice nulla Maria, non dice nulla Giovanni. Si guardano forse come se fosse la prima volta nelle parole di Cristo. La donna diventa madre nel momento in cui vede, riconosce, il figlio che le รจ accanto. Il discepolo diventa Figlio quando impara ad accogliere la vita dellโaltro, quella che gli viene consegnata sotto la croce. Da questo amore si viene partoriti, del prendersi con sรฉ, lโuno nella vita dellโaltro. Del prendere il dolore dellโaltro e ascoltarlo. Custodendolo.
Caterina Bruno

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Fonte: Get up and Walk โ il vangelo quotidiano commentato