Mi soffermo a guardare il bicchiere e il piatto che ho davanti. Pieni. Ringrazio per questa abbondanza che non รจ scontata. Questo bicchiere mostra il suo contenuto. Ci sono altri bicchieri con diverse capacitร โฆ penso alla trasparenza.
Dal bicchiere al piatto passo alla tovaglia, alla tavola, a come รจ preparata. Mi dice qualcosa della persona che mi ha invitata. Con un gesto un poโ goffo rovescio il bicchiere sul tavolo. Cala il silenzio, mentre mi affretto a porre rimedio, sento lo sguardo dei miei commensali su di me. Mi sento a disagio, fuori posto.
E poi ci sei Tu, accanto a me, che sorridi, sdrammatizzi, mi dici โnon preoccupartiโ e mi versi un poโ del tuo vino dal tuo calice. Guardo le tue mani sporche, il tuo calice e il mio. E guardo le mie mani. ร bello versarsi per altri, cosรฌ lascio andare i giudizi, il bisogno di essere perfetta. Un cuore puro รจ un cuore non diviso. Tra esterno ed interno, apparenza ed essenza.
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ร paradossale, รจ con-dividere che mi unifica. Siamo interi quando ci spezziamo, ci versiamo. Che acqua, o vino, cosa posso offrire alla fame e alla sete di chi mi sta davanti? Allora smetto di guardare il piatto e il bicchiere e alzo lo sguardo, incontro i volti e le mani e le parole di chi sta con me a questa tavola.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato