Gesù entra a Gèrico, la città sprofondata, simbolo del fondo della nostra vita, e la sta attraversando, quando entra in scena Zacchèo. Il suo nome significa “puro”, ma la definizione “capo dei pubblicani”, basta a figurarci un uomo corrotto, che serve gli oppressori del suo popolo per trarne guadagno, con un difetto fisico che lo rende ridicolo. Odiato da tutti. Cerca di vedere Gesù e, nella frustrazione di non riuscire a farlo a causa del suo limite, gli altri diventano solo un impedimento.
C’è però un desiderio, il desiderio di incontrarti. Mi sento inadeguato, per come sono, per tutto quello che ho fatto… ho mentito, rubato, ingannato, temo che anche tu possa guardarmi con disgusto, o ridere di me, o ignorarmi come se fossi invisibile. Mi arrampico allora su quest’albero, questa posizione mi fa stare al di sopra di tutti, da quassù posso vedere tutti ma resta questa piccolezza, mi accontento di vederti da lontano.
Tu mi dici: “scendi.
Scendi, dal posto in cui ti sei messo a guardare la vita senza prenderne parte, a prendere cose come persone senza accoglierle. Inizia accogliendo me, devo venire a casa tua oggi. Proprio oggi, non c’è tempo di mettere in ordine, andiamo, mostrami la strada di casa tua, di quello che c’è nel tuo cuore”. Forse questa era la scala sbagliata, cercavo di vederti, ma c’è solo da accogliere il tuo di sguardo su di me, sei già qui nel fondo della mia vita. Non mi chiedi chissà quale sforzo di volontà, di ascesi, da soli non si può. Aiutami a scendere da qui.
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Un albero, un simbolo per dire vita e uomo, cresce verso l’alto, attratto dal cielo, mentre le radici sprofondano, crescere nello Spirito è imparare a discendere. Anche la croce è un albero, una scala tra cielo e terra. Signore, sei tu quella scala che mi restituisce la purezza del cuore. Scendere è alzarsi per incontrarTi e incontrare lo sguardo dei miei fratelli da pari, ecco, restituisco quello che ho preso, do quello che sono, perché sono stato ritrovato.
Caterina Bruno
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato