Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 15 Maggio 2022

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Ora, questa gloria, la gloria della Croce, è per l’uomo, è per Giuda che esce nella notte, che è fuori dalla comunione. È per me quando mento, tradisco, inganno, mi difendo, attacco, mi sento fuori posto proprio lì dove dovrei sentirmi a casa, tra i miei amici, i miei compagni. Fuori posto nella vita, perso.

Perché Gesù parla come se tutto questo fosse già avvenuto? Non è ancora stato messo in croce, eppure parla come se avesse già dato la vita per tutti noi. Tutta la sua vita è stata un donarsi, un consegnarsi a noi, con le parole, con i gesti, con uno sguardo fissato su di noi. Questo è quello che resterà di Lui? Come i discepoli, ci chiediamo cosa abbiamo imparato. Gesù sta per andare incontro alla morte e si preoccupa di mostrarci la strada da seguire per ricongiungerci con Lui, una chiave per non fermarci a questa esperienza del tradimento subito o inferto, della sofferenza, della morte.

Se qualcuno ti dicesse “Io so soltanto amarti”, senza pretendere nulla, come cambierebbe la tua vita? Giuda non comprende che questa parola è anche per lui, proprio lì dove si trova, è fatta per raggiungerlo, per colmare la distanza. Questa parola d’amore che ci mette alla vita è la Croce, il “come” di Dio. Non si può descrivere la gratuità in un altro modo.

Ti ritroveremo, Signore, in questo amore. Quello che saremo capaci di ricevere e di offrire senza una contropartita. Che ci aiuta a restituirci l’un l’altro alla nostra dignità di figli. Prendi i nostri goffi tentativi di pronunciarla questa Parola, tutti i nostri errori di traduzione, e aiutaci Tu a farne vita.

Caterina Bruno


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato