Una valigia con una lacrima versata per qualcosa che davvero non ami era il requisito per partecipare a un’azione teatrale di Armando Punzo, “Mercuzio non vuole morire”. Ricordo la corsa, la piazza piena di bagagli…
E queste sono le ultime istruzioni che Gesù consegna ai discepoli che si preparano alla missione. Può essere utile riprenderle anche quando la fatica del cammino si fa sentire. Abbiamo iniziato a seguirti, Signore, forse chiedendo una guarigione del cuore, dalle nostre ferite, perché le tue parole arrivavano come un balsamo.
Abbiamo iniziato a percepire la tua presenza accanto a noi, ed è cresciuto in noi il desiderio di restare, con te, di fare, di essere un po’ più come te. Di amare in modo nuovo. Di farti conoscere ad altri. E a questo punto del cammino forse siamo stanchi, abbiamo già accumulato rifiuti, incomprensioni, siamo stati anche derisi per questo modo diverso di stare al mondo.
- Pubblicità -
Alcuni sono andati via. È inevitabile, gli equilibri intorno a noi possono saltare e non dobbiamo averne paura. È l’occasione di esserci in modo più autentico. Talvolta proprio quelli che dovrebbero starci accanto ci fanno opposizione. Sono quelli che ci amano ma ci tengono stretti. O che teniamo stretti. Sembra di sentirli ripetere: “Non ti riconosco più”.
Verso anche questa lacrima nella mia valigia. Per tutti i luoghi dentro di me dove non c’è stato e non c’è amore che tu hai raggiunto. Bene, io adesso inizio a riconoscermi. La parola è una spada perché fa verità, distingue e permette l’esistenza. Quante paure ho ereditato, quante credenze limitanti? Cosa faccio fatica a lasciar andare?
A volte è necessario lasciare la presa… aprire le mani. Per andare dove serve, con cuore libero. C’è ancora tanta strada davanti a noi. Lo ripeti: “dove sei tu sono anche io”. Lascio qui la mia valigia e guardo con te cosa c’è dentro. Mi lascio andare. Posso prendere congedo, e andare avanti.
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato