Andare oltre, per essere veramente figli del Padre celeste. Nel suo discorso della montagna, Gesù non può e non vuole fermarsi al dovuto, a ciò che ci è stato comandato di fare, fossero anche pratiche di per sé già positive.
Quel “di più” che Gesù indica non è una specie di scalata ulteriore della montagna, per cui è bravo solo chi ci riesce: si rischierebbe di sostituire un farisaismo con un altro, forse pure peggiore, che rischierebbe di equipararci a Dio. No, quel che propone Gesù è un andare oltre perché tutti ci si senta fratelli, figli del Padre.
E allora l’amore diventa qualcosa che è parte di noi, del nostro essere indipendentemente dalla ricompensa ricevuta o meno, superando le simpatie o meno (“odiare” – va ricordato che in ambito ebraico non ha la connotazione estremamente negativa che ha acquisito nel nostro linguaggio).
Gesù, sembra dire, vuole che l’atteggiamento di chi lo segue sia quello straordinario della relazione che diventa il segno di una appartenenza rinnovata al Regno dei Cieli. Questo fa sì che si sia perfetti, che anche in questo caso non va visto come nostro successo, ma come apertura incondizionata al Dio Padre di tutti. L’amore, per sua natura, non dipende dal risultato: si ama perché si ama.
Lino Dan SJ
Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato