Quante volte ci siamo sentiti delusi da Dio? Deluse tutte le aspettative su di Lui che portavamo con noi, nella nostra vita di fede e di affezione al Signore Gesù… proprio come questi due discepoli, che gli volevano bene, gliene volevano molto… ma forse volevano ancor più bene ai propri progetti su di lui. Proprio allontanandosi tristi segnalano a sé stessi che questi castelli personali prima o poi crollano. Ed è quello straniero che si affianca a loro che fa verità su quel che si portano dentro.
Lui vuole sentire dalla loro voce quel che è successo, perché raccontandolo, raccontino anche le loro delusioni. Allora, solo allora, vuotato il sacco, quando si è finalmente “poveri di noi stessi”, Gesù può iniziare l’opera di ricostruzione, ricordando a quelle orecchie dure, a quel cuore lento chi è veramente lui e cosa ha voluto dire la sua morte in croce, per accompagnarli ora nella Risurrezione.
Ed ecco che il cuore incomincia di nuovo a infiammarsi, questo straniero rinnova dentro. Allora lo si invita a cena – e lui attende solo che lo si inviti, perché lì, nello spezzare il pane finalmente siano resi capaci di riconoscerlo. Ora non serve più la sua presenza fisica: quando c’è il Risorto nel cuore, la corsa gioiosa del ritorno e dell’annuncio non temono la notte.
Lino Dan SJ
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