Un bambino corre a nascondersi dietro una tenda ma lascia i piedini fuori, convinto, perché non vede oltre la tenda, di non essere visto a sua volta. Questo è esattamente il modo in cui noi ci nascondiamo agli occhi del Padre, dietro tutto quello che crediamo di sapere. Per fortuna c’è sempre una parte che resta scoperta. Poi crescendo ci inventiamo modi sempre più elaborati per nasconderci e finiamo per diventare talmente bravi a questo gioco da non trovarci, non conoscerci più.
Quando ci fermiamo a soppesare tutto, a cercare un senso, una ragione a quello che ci accade, Dio sembra non esserci, il Signore sembra assente, ci affanniamo nel tentativo di com-prendere questo Infinito nel nostro piccolo secchio, piuttosto che arrenderci alla nostra piccolezza.
I bambini invece sanno solo di essere qui dall’altro ieri, abitano le domande e non hanno paura di non capire, di chiedere, di rivolgere quelle più difficili ai più grandi, o di dover attendere di ricevere dopo una risposta, si addormentano fiduciosi nelle braccia dei loro genitori, si lasciano portare per mano rinunciando a sapere sempre dove si sta andando e perché.
Impegnati a trattenere il respiro con entrambe le mani per non farci sentire, i nostri piedi fuori, e il Padre che fa finta di stare al nostro gioco e non trovarci finché non usciamo noi allo scoperto. Sì, ci lascia vincere per essere trovato. E Gesù rende grazie per questo, per questa libertà di ridiventare piccoli che abbiamo.
Basta scostare appena la tenda e lui si fa vedere, Gesù stesso è l’Infinito che si è fatto piccolo, vicino, e ci rivela al Padre, ci sorprende, scappa un grido, fuori dalle nostre certezze ci ha trovati. Per amare, e non conoscere, le cose per come sono non servono atti di volontà , c’è solo da stare nel dono della relazione con Cristo, tra Figlio e Padre, tra Padre e Figlio, che ci rende figli.
Caterina Bruno
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato