C’è un uomo che si agita, insofferente, bisbiglia delle parole tra sé e sé, e a un certo punto di scatto si alza e si mette a gridare con tutto il fiato che ha in corpo contro il maestro. Dicono che sia posseduto da uno spirito impuro, uno spirito che parla di sé al plurale, forse ha tanti nomi: oscurità, dolore, rabbia… si vede che è spaventato e risentito, forse le parole che Gesù ha pronunciato lo hanno ferito.
Sa bene chi ha di fronte, è come se stesse dicendo: chi sei tu per farci questo, per dirci di cambiare vita, per dirci che è possibile farlo? Dà voce a tutte le nostre resistenze, a tutte le nostre contraddizioni interiori… Gesù gli comanda di tacere, lo libera da quell’inganno che lo possiede.
Anch’io sono quell’uomo: non mi ero reso conto di essere prigioniero. Ma tu con fermezza hai trasformato questa casa di preghiera, questa prigione che sono diventato, in un luogo di guarigione, in cui si fa verità, anche se vedere la verità destabilizza. Ma tu continui a ricordarmi che non sono chiamato a vivere la vita di un altro.
Tu sei qui per guarire quelle parti che ci dividono, che ci impediscono di fare un solo passo avanti verso una vita nuova. Tu sei qui per me Signore, la Parola che mi insegni sei Tu, e in questo darti mi restituisci a me stesso.
Caterina Bruno
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato