Gesù oggi assume dei toni sicuramente duri. La sua severità è diretta contro i farisei e i dottori della Legge, coloro che avrebbero dovuto guidare il popolo di Israele nel suo cammino con Dio.
Essi, invece, nel voler difendere un rigorismo religioso esagerato, e, purtroppo, anche dei privilegi personali, chiudono le porte alla relazione con il Signore e non si accorgono di quelle persone che invece sono portatrici di questa relazione: i profeti,che ricordano quando si sta intraprendendo una strada non conforme al cuore di Dio. Profeti che vengono anche perseguitati e uccisi.
Cosa può dire a noi questa parola oggi? Certamente ci chiama a vigilare. I farisei avevano la presunzione di essere giusti. Quando anche noi entriamo in questa presunzione, corriamo il rischio di ergerci a giudici e non ci accorgiamo di come il Signore ci parla attraverso molti profeti. Siamo convinti di avere una relazione profonda con il Signore, di essere con Lui e poter insegnare ad altri.
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Il Signore ci ricorda che la relazione con Lui e tutto quello che ne nasce di buono è dono Suo e come tale non è prerogativa di alcuni soltanto, ma è aperta gratuitamente a tutti. Tutti possono essere depositari di una parola dello Spirito o di un dono – e tutti camminiamo insieme dietro al Signore e abbiamo bisogno gli uni degli altri nelle nostre fragilità. Non esiste chi è arrivato.
L’antidoto per non diventare giudici è sentirsi discepoli, sapersi sempre in cammino nella vita. Questo ci relativizza e ci aiuta a vedere noi stessi e gli altri con misericordia, sapendo accogliere gli spunti per la nostra crescita.
Daniele Ferron SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato