Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 12 Ottobre 2020

Folle di pensieri, preoccupazioni, insoddisfazioni, urgenze, giudizi, condanne, principi, definizioni, ricordi, ipotesi, affanni si accalcano alle porte del nostro stare al mondo, di giorno in giorno; vivere la quotidianità del nostro essere in relazione, a noi stessi, alle varie situazioni e agli altri, è a tratti faticoso e doloroso nonostante tutta la buona volontà di cui siamo capaci.

Essere in relazione a Dio diviene così una pretesa di continue conferme, il capriccio infantile di piedi puntati per terra per avere attenzione. Il Maestro ci solleva da questa condizione, da questa posizione scomoda e ci invita scuotendoci a tornare con Lui all’essenzialità di ciò che siamo: figli dell’essere umano e figli di Dio.

Dentro il nostro animo, al centro del nostro cuore abita lo Spirito Santo che ci trasforma nei segni e nel respiro per i quali noi puntiamo i piedi per terra.
Bisogna allora con umiltà tornare dinanzi a Dio e dinanzi a noi stessi, ricordare di essere umani e accettare che la nostra stessa vita sia segno e parola di Dio, anzitutto per noi e quindi anche per il resto.

Lì dove, dentro o fuori, ci sia tenerezza e perdono, sollievo e ascolto possiamo riconoscere la firma del figlio dell’uomo, la sua presenza nel nostro cammino, la sua guida, la sua pace per noi.

Mounira Abdelhamid Serra


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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