Il Signore ci invita a un amore pieno, anche verso chi è nostro nemico, che ci fa del male in vari modi… Questo amore però non è un amore banale, infantile. Non significa voler bene o, peggio, fare finta di non vedere questo male. Quello che ci propone qui Gesù non è un amore affettivo: sarebbe innaturale provare affetto per chi mi fa del male. Ciò che è naturale è odiarlo.
Sono state spese molte parole su questo comandamento dell’amore al nemico, ma le nostre sole possibilità umane purtroppo da sole non ci consentono di comprenderlo. Gesù non nega quella che è l’inclinazione umana, ma ci mostra una prospettiva che va più in là. Il comandamento dell’amore al nemico è comprensibile solo nell’ottica di fede, di riconoscerci fratelli figli di un unico Padre. Fede che comunque non nega la ragione.
Ci sono a volte ferite e inimicizie che alzano muri importanti fra le persone e non è così facile poi superare questi muri. Il Signore certamente non è un illuso e non propone un mondo idilliaco che non può esistere. Però anche nelle situazioni più contorte riconoscere che, in fondo, il mio nemico non è un mostro ma un uomo come me apre una possibilità che mi invita a cercare una strada, una possibile ricostruzione.
Questa speranza, questo lasciare aperta la porta al perdono a dispetto di tutto è già un amore profondo. Abbandonare le armi dell’odio non è impossibile e, nella pazienza, l’amore può costruire e ri-costruire molto.
Daniele Ferron SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato