Perché pregare? Cos’è effettivamente quello che facciamo quando preghiamo? I discepoli sono attratti da Gesù quando lo vedono allontanarsi e mettersi in disparte, cercare un luogo silenzioso per poter alzare gli occhi al cielo. Allo stesso tempo non lo capiscono: il cuore li attrae ma la loro testa chiede spiegazioni. Quando prega, Gesù cerca uno spazio vitale di solitudine e silenzio ma allo stesso tempo di relazione e di dialogo. E così anche per ognuno di noi diventa il tempo del rifugio, della verità, della pienezza di vita, dell’amore.
Sembra paradossale, ma la preghiera è proprio il momento in cui il nostro io più vero può venire alla luce e conoscersi per quello che è grazie alla relazione con un tu, in uno scambio di amore. Quando preghiamo è come se ci spogliassimo di tutto per cercare noi stessi, indagando davanti a qualcun altro la nostra realtà. Dal silenzio al dialogo tra noi e il Signore, scopriamo pian piano che siamo figli, davanti al Padre, e che questa relazione è fondativa di tutta la nostra vita; è il perché siamo, perché viviamo, perché andiamo… e verso dove.
Nella risposta che Gesù offre ai discepoli, non c’è solo un insegnamento di “metodo” (pregare è fare così e così), c’è il perno del nostro essere al mondo. Pregare è dire a voce alta e senza veli “Padre” e lì gustare tutta la bellezza dell’essere amati. Solo quando ci riconosciamo figli, creati e amati da principio e nella totale gratuità, possiamo trovare la vita vera. Gesù è figlio, e nello Spirito Santo gode di questa pienezza. Che bello poter urlare anche noi: “Padre!”. Abitare in relazione e nutrirla giorno dopo giorno è un cammino senza fine, un cammino di gioia.
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Ilaria De Lillo
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato