Gesù libera un indemoniato. Non è l’unica occasione in cui vediamo Gesù mettersi in azione per liberare o guarire qualcuno. Non lo fa per dovere, né per il piacere di farlo.
Gesù è consapevole di chi è. È una consapevolezza raggiunta attraverso il rapporto estremamente intimo con Dio e attraverso la sua storia umana.
Poiché si conosce, è anche consapevole di essere colui che salva. Portare salvezza è la sua fisiologia, il suo modo di essere autenticamente. E per questo si dedica con tanta dedizione, con tanto amore, a quell’uomo. Lo guarda in un modo diverso dagli altri.
Perché gli altri non lo guardano così? Be’, si può voler bene a quell’uomo, ma non ce la puoi fare a liberarlo, non sei mica un esorcista, lascia perdere, distraiti, pensa ad altro, sta’ senza pensieri che stai meglio. Gli altri mancano della motivazione che ha Gesù!
Non si tratta di fare, ma di essere! L’azione di Gesù è il naturale dispiegarsi del suo essere nel tempo e nello spazio. Non ha bisogno di leggere libri motivazionali per riuscire ad essere sé stesso, semplicemente sa di essere chi è e si lascia essere! E non c’è spinta più potente di questa.
Un regno diviso in sé stesso va in rovina. Ogni parte di noi è connessa ad ogni altra. Se siamo divisi in noi stessi, se creiamo divisione, se non uniamo – mediamo – tra le varie istanze che si presentano al di dentro di noi, non riusciamo a realizzare il disegno che siamo, non lasciamo che questo disegno sia. Se scegliamo solo la parte che ci piace, non riusciamo a dare il frutto che siamo chiamati a dare.
Ognuno di noi è connesso agli altri e al mondo. Se non ci rendiamo conto che il nostro vicino è con-noi, assieme a noi, una parte della medesima cosa a cui partecipiamo anche noi, finiremo per dividerci da lui al primo dissenso. Alla prima occasione in cui le azioni, le parole o i pensieri dell’uno deludono le aspettative dell’altro. Se non vediamo questa unità, ci resta solo una molteplicità riduttiva. Fatta di tanti individui incapaci di donarsi.
Gesù ci chiama ancora una volta a raccogliere, a mettere-insieme. Mettere insieme per ritrovare la natura originaria di ciò che siamo, per essere autenticamente ciò che siamo chiamati ad essere. Perché l’unica alternativa è disperdere: dividere in frantumi questa unità.
Ettore Di Micco
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato