A tutti noi è capitato di soffrire per aver perso qualcuno a noi caro. L’esperienza dei discepoli è un’esperienza di delusione e sofferenza perché Gesù li lascia. Avevano riposto in lui molte aspettative. Eppure Gesù dice che è tempo per lui di andare e ci lascia 3 parole chiave: peccato, giustizia, giudizio.
Peccato
Siamo alla perenne ricerca di conferme dei nostri preconcetti e talvolta ci sembra di non poter vivere se non attraverso le nostre credenze. Eppure non riusciamo a ricordarci sempre che sono “solo” credenze, sempre da vagliare e mai da imporre – agli altri, alla realtà o a noi stessi.
Questo ci fa mancare il bersaglio e ci impedisce di accogliere la realtà che accade e di partecipare pienamente ad essa. E proprio questo non ha permesso a Gesù di essere accolto, finendo piuttosto per essere etichettato come blasfemo.
Giustizia
Ogni volta che mi schiero solo da un lato, sto decidendo di guardare alla metà vuota (oppure a quella piena) del bicchiere. Dimenticando che quello è un bicchiere che contiene acqua e contiene aria. Non è né mezzo pieno né mezzo vuoto. È un bicchiere, punto e basta. Il resto è arbitrariamente deciso da me.
Allo stesso modo, nel momento in cui etichetto come buoni gli uni e come cattivi gli altri, mi sto schierando da una sola parte. Ignorando che anche l’altra ha qualcosa da dire.
L’unica giustizia è saper stare in mezzo a tutte le voci, ascoltare le contraddizioni senza necessariamente schierarsi da un solo lato e mantenere una coerenza logica – che abisso c’è tra la logica e la realtà!
Accogliere interamente per poter dare a ciascuna voce l’ascolto che merita. Non schierarsi, ma tenere insieme il gruppo, ascoltare e guidare la squadra. Questo è amare, questa è l’unica forma di giustizia che Gesù ha insegnato. Anche se la nostra logica ce lo fa giudicare da perdenti.
Giudizio
Il “principe del mondo” è al principio dell’odio. Capita ogni tanto che si affacci in noi qualche voce che non merita un ascolto troppo approfondito né tantomeno merita un tempo di dialogo e, quando le diamo ascolto, non ci porta da nessuna parte, o addirittura ci trascina più in basso. E ce ne accorgiamo perché dentro sentiamo qualcosa che non va. Una frizione interiore, una sofferenza a piccole ma costanti dosi.
Al contrario, ci accorgiamo di cosa significhi amare e di quali siano le istanze che ci conducono a quell’amore, poiché ci lasciano un gusto, un sapore, tenue e forse indescrivibile, di Vita.
Se saremo in ascolto del nostro cuore, sapremo quale decisione prendere a ogni bivio, poiché sapremo riconoscere con quale voce stia parlando l’Amore.
Ettore Di Micco
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato