C’è una donna, estranea e straniera. Non è dei nostri secondo Israele. Ma è una donna anche lei, come quelle di Israele. L’esperienza di sua figlia modifica qualcosa in lei. Quella sofferenza è la prova attraverso la quale il suo cammino interiore matura.
Questo capita anche a noi. Finché non siamo messi alla prova, tendiamo a vegetare nel nostro stato. Abbiamo tanti appigli. Non maturiamo.
Quando siamo finalmente senza più certezze e appigli, allora siamo spinti a muoverci. E quel muoversi non è meno vero solo perché è nato in risposta a un evento. La bontà dell’albero si vede dai frutti, non dalle radici, anche se le buone radici fanno la salute dell’albero.
Come la donna, anche Gesù cambia. Cambia incontrando questa donna. In principio si tiene fermo sulla sua missione, ha ben chiaro cos’ha da fare e a chi è rivolto il suo operare. Eppure in quell’incontro prende coscienza del fatto che anche quella donna è destinataria della sua salvezza.
Gesù che cambia idea! Fosse stato coerente, irremovibile, avrebbe allontanato la donna. La sua non è una questione di principio. Gesù vive costantemente il suo rapporto con il Padre. È attraverso quel rapporto che si raffinano il suo essere e il suo agire.
Questo rapporto prevede umiltà e libertà. Così Gesù anche a noi propone di essere:
umili per non essere irremovibili ma rimetterci continuamente in discussione;
liberi per poter cambiare idea, non dimenticandoci a cosa siamo chiamati.
Ettore Di Micco
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato