Nelle parole dure di Gesù possiamo riconoscere qualcosa dell’inquietudine e della frustrazione che a volte abitano anche in noi, quando non riusciamo a innescare il cambiamento che vorremmo, quando la vita nostra e delle persone attorno a noi rimane ancorata alle solite logiche di morte.
Gesù è umanissimo: alza la voce, si arrabbia, si dispiace. Tutte le volte che i nostri sforzi e il nostro servizio ci sembrano inutili, è bello ricordarci che Gesù per primo è stato nella posizione di chi parla senza essere capito, di chi serve senza ricevere gratitudine, di chi sbatte la testa contro realtà e mentalità troppo dure per essere raggiunte dall’amore. Solo che la nostra inquietudine diventa lentamente distacco, tiepidezza, ricerca di distrazioni; la sua si accende e diventa fuoco, grido, passione… è troppo innamorato per smettere di coinvolgersi!
Come sarebbe bello lasciarci prendere da questo amore sconsiderato, che continua a lottare contro l’indifferenza e a credere nell’impossibile. Non è qualcosa che sembra compatibile con l’ordine e i tempi della nostra vita. Solo la regina del Sud e i niniviti possono aiutarci. Tutte quelle situazioni che abbiamo sminuito, messo al margine e nascosto, tutte quelle cose di cui ci vergogniamo․․․ Solo lì, dove ci sentiamo meno degni e meno a posto, possiamo risperimentare la sproporzione della fiducia e della stima che il Signore prova per noi.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato