Essere discepoli vuol dire avere un maestro da seguire, un modello. Di più: vuol dire essere desiderosi di servire colui che consideriamo Signore della nostra vita. Di più: vuol dire sapere che nella nostra vita c’è un padrone di casa che, come tale, si prende cura di noi nel momento in cui gli affidiamo tutta la nostra esistenza.
Certo, se il nostro Maestro, Signore, padrone di casa è Gesù questo implica affrontare, come lui, fatiche, contrarietà, avversità, situazioni minacciose per la nostra serenità o chiaramente pericolose.
Eppure Gesù ci rassicura: “Non temete!”. Passate dalla paura che queste avversità generano alla scoperta del tesoro che si nasconde in questa stessa fatica. È grazie a questi ostacoli che comprendiamo di essere destinatari di un sussurro intimo, di essere interlocutori di Dio in un dialogo profondo. Attraverso il cuore del Figlio, attraverso la sua esperienza, siamo rimandati ad entrare nel segreto del Padre, nel quale tutto esiste, tutto è compreso: la vita che riceviamo in ogni sua piega come la morte del nostro corpo. Tutto è da Lui abbracciato e accolto.
Allora si comprende che l’invito che Gesù ci rivolge a riconoscerlo nelle nostre storie davanti agli uomini, ad annunciarlo e a testimoniarlo si fa invito a incontrare lui e il Padre, a sintonizzarci su quel sussurro!
Lorena Armiento s.a.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato