Salva te stesso… Gesù che pende dalla croce è l’ultimo degli uomini, il più disprezzato e odiato degli eretici, lo scarto delle carceri di Gerusalemme.
Salva te stesso. Il grido del malfattore ha dentro tutte le grida di dolore e di rabbia della terra: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». Se è vero che non sei un impostore, che sei il Figlio di Dio, che sei Amore Onnipotente, dimostralo! Se davvero dicevi la verità, cosa ci vuole a discolparti? Se puoi fare qualcosa, fallo!
Salva te stesso. È così che viviamo noi, cercando sempre di salvare il salvabile, di fare la figura migliore possibile, di stare a galla come ci riesce… Stiamo tutti dentro la sensatissima logica del malfattore. Gesù no, non risponde, soffre e rimane fermo sotto i chiodi. Non dimostra nulla, non salva nessuno. Sta.
Perché la salvezza doveva passare proprio per il Calvario? Perché Dio non salva sé stesso e noi?
L’unica risposta al mistero della croce è la croce stessa, ripercorsa, rivista, rivissuta, sempre ancora e ancora contemplata e approfondita: come in una spirale che va sempre più giù, sempre più al centro, ma senza mai comprendere fino in fondo. Tutta la storia è lì, ogni nostra Passione – dolore e gioia, abisso di fallimento e pienezza di gloria – sta appesa a quella croce: appena cerchiamo di analizzare e distinguere, smettiamo di comprendere. Dobbiamo arrenderci a tenere tutto insieme, in una sintesi densissima. Di guardare, contemplare e basta.
Anche quest’anno il mistero più grande di tutti passa dalla nostra città, dalla nostra casa, a cavallo di un asino mite e discreto. È il Signore della Passione. Possiamo odiarlo perché rompe tutti i nostri schemi e tutti i nostri progetti, oppure festeggiarlo con la superficialità di chi si aspetta un salvatore a sua immagine e somiglianza. Oppure, semplicemente, contemplarlo; chiedere anche per noi quell’amore che ha imparato a non salvare sé stesso.
Harambet
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato