Quella del seme è una metafora, densa, ricca che ci ricorda che finché non accettiamo di imparare a “morire”, allora non portiamo nemmeno frutto. E imparare a morire significa che non possiamo passare la vita solo a “difenderci” dalla vita: è importante permettere alla vita di aiutarci a morire a noi stessi, a metterci in crisi, in discussione. come dall’ostrica viene fuori una meravigliosa perla, dobbiamo lasciare che la vita ci tocchi, ci “ferisca” fino a tirare fuori il capolavoro che è nascosto dentro ognuno di noi: non si tratta di un invito al masochismo ma un invito ad accogliere la logica del seme, che è la logica della Vita in cui c’è Dio.
Si tratta di cogliere la logica dell’amore dentro la logica del morire e del dare vita; chi vive un rapporto possessivo con la propria vita non riesce a goderne, ma chi la rischia per un motivo valido allora ne sente tutta l’ampiezza. Gesù ci ricorda che la massima ampiezza nel seguire lui e servire come Lui è la vita eterna, una vita che non finisce.
Suore Ausiliatrici
Rete Loyola (Bologna)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato