L’indemoniato compie un’operazione che anche noi facciamo spesso: etichettare la realtà. L’etichetta è una precomprensione che continuamente appiccico sulle esperienze che faccio: sull’altro, sulla situazione. L’etichetta è il modo con cui entro in contatto con il mondo: “Mario è un imbecille, Giovanna è intelligente, Claudio è scontroso, questa situazione è inaccettabile, quello che è accaduto è terribile…”.
Guardare il mondo attraverso le etichette rischia di semplificare il mio sguardo e finisce per banalizzare ciò che vedo. Attraverso l’etichetta, comprendo il mondo attraverso le mie categorie e lo accolgo a partire dalle mie precomprensioni, dando per scontato che le mie categorie siano adeguate per comprendere ciò che vedo. L’etichetta mi suggerisce un modo specifico di rapportarmi a quella realtà. Mi crea l’illusione di conoscerla e quindi attiva in me un comportamento stereotipato. L’effetto immediato è di ridurre l’ansia della novità che sempre un po’ spaventa per la sua imprevedibilità. Un’etichetta può creare paura, ma una paura conosciuta è meglio di una paura ignota.
L’indemoniato appiccica un’etichetta a Gesù e lo fa con furbizia: non si tratta di un’etichetta negativa, anzi è un’immagine bella: io so chi tu sei, il santo di Dio. L’indemoniato usa quel frammento di verità per contrapporlo all’esperienza che l’uomo ha di Dio. Manipola quell’immagine per spaventare le persone che gli stanno intorno. Il suo incontro con Gesù diventa testimonianza nociva che distorce l’immagine che l’uomo ha di Dio. È come se l’indemoniato dicesse alle persone che ha intorno: dovete avere di paura di questo essere umano perché è contro la vostra umanità. E la paura entra nel cuore e prende il sopravvento. Quante volte capita anche a noi di spaventare o essere spaventati da questo messaggio!
Gesù rifiuta l’etichetta imponendo di tacere: rivendica la sua vera identità con un gesto di liberazione. Ristabilisce la verità tra Dio e l’uomo suscitando stupore nella gente che ha intorno. Stupirsi è il contrario di etichettare. Quando evito di appiccicare etichette al mondo, mi lascio stupire da quello che accade e lascio che la realtà dischiuda la sua verità davanti a me. Ci vorrà un po’ per decifrarla, ma la verità che la realtà (qualunque essa sia) mi propone è sempre una verità per me. Gesù ha imparato questo atteggiamento dalla madre, che serbava tutto nel cuore, senza giudicare…
Flavio Emanuele Bottaro SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato