Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 1 Novembre 2020

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Perché mai dovrebbero essere beati i poveri in spirito, coloro che sono nel pianto, oppure chi ha fame e sete di giustizia? Perché coloro che si trovano in una situazione che non garantisce loro una condizione sicura e stabile di vita dovrebbe essere beati? Oppure i miti, i puri di cuore, o gli operatori di pace, cioè che coloro che si impegnano a costruire comunione intorno a loro, perché sarebbero beati? “Beato te” lo diciamo quando uno si trova in una posizione invidiabile. Cosa c’è di inviabile in quelle condizioni?

Sono condizioni dove non ci immagineremmo mai di vedere Dio all’opera nella nostra vita. Sono situazioni in cui non ci aspetteremmo di trovare grazia. Eppure accogliendole come opportunità, diventano il contesto ideale per sperimentare che effettivamente possiamo amare proprio lì dove le condizioni non lo premettono.

Spesso siamo convinti che la nostra capacità d’amore dipenda dal contesto in cui ci troviamo: queste sono situazioni al limite che ci permettono di constatare che l’amore è un atto intenzionale, che nasce dal di dentro, che decido io, a partire da quello che io sono. Non è il contesto a stabilire come devo amare, bensì è la mia qualità di connessione tra me stesso e la realtà in cui sono immerso. La mia natura intima è amore che posso lasciar essere, la realtà diventa stimolo provocante per diventare creativi nell’amore. Una vita vissuta così legge le vicende avverse come occasione per generare una risposta nuova nell’amore. Mi scopro cioè creatore come il Creatore…e questa è la vera beatitudine!

Flavio Emanuele Bottaro SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato