Con una sequenza di metafore suggestive ed efficaci, Gesù sta consegnando progressivamente se stesso ai suoi discepoli. Sta condividendo con loro la sua comprensione del mondo, la sua visione delle cose, che passa attraverso la contemplazione della creaturalità dell’essere umano. Il suo sguardo sull’uomo è quello di Dio che vede una cosa molto buona: l’essere creatura viene riportato alla bellezza delle origini. Siamo nel cuore dell’incarnazione: Gesù con il suo viversi da uomo ci aiuta a scoprire come le dinamiche umane rivelino il mistero delle nostre origini divine.
Il racconto dei due ciechi dice come non sia possibile aprirci a una novità se continuiamo a guardare la realtà con gli occhi di sempre e ci aiutiamo gli uni con gli altri a mantenere la solita visione. Uno sguardo nuovo apre a una comprensione nuova di quello che viviamo. Gesù è il maestro che condivide questo cambio di prospettiva con i suoi discepoli.
Il racconto della pagliuzza e della trave mette in guardia sul fatto che per poter cambiare il mondo occorre iniziare da se stessi. Non posso imporre all’altro questo sguardo nuovo se non l’ho prima sperimentato sulla mia vita. Non posso pretendere di cambiare le cose, rimanendo al di fuori del processo. Gesù è colui che per primo si percepisce figlio dell’Altissimo e letteralmente “spreca” la sua vita nel viversi come tale.
Il racconto degli alberi e dei frutti rivela che un primo indizio da considerare per poter valutare la bontà di un’esperienza è quello di rileggere come essa ha cambiato la comprensione della mia vita e il gusto che mi ha lasciato. Gesù continuamente rilegge la propria vita come compimento della Scrittura, attraverso la quale matura la responsabilità di diventare il Messia atteso dal suo popolo.
Il racconto dell’uomo che trae il tesoro dal suo cuore dice come sia in potere di ciascuno attingere al tesoro buono o cattivo che è dentro di noi. L’essere buono o cattivo non dipende dal tesoro che è dentro di me, ma da che cosa decido di tirar fuori da quel tesoro. La bocca esprime l’intenzionalità su come voglio usare il tesoro che ho nel cuore. Il cammino di Gesù verso Gerusalemme esprime il suo personale cammino di svuotamento dell’ego per lasciare emergere sempre più il suo tesoro che è la relazione con il Padre.
Flavio Emanuele Bottaro SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato secondo il metodo della spiritualità ignaziana, disponibile anche tramite la loro newsletter quotidiana.[/box]
Lc 6,39-45
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.