Gesuiti – Commento al Vangelo del 23 Aprile 2019

Spesso confondiamo per amore le voglie del momento, le nostre dipendenze affettive, o le attrazioni che proviamo e spinti da questo crediamo di amare.

L’amore autentico è frutto di una scelta carica di passione, di dedizione, di profondo e autentico desiderio. Amore autentico è quando la presenza dell’altro è scomoda e tu vorresti scappare via ma nonostante tutto resti lì al suo fianco. Amore autentico è quando comprendi che senza l’altro puoi vivere bene e nonostante questo vuoi per sempre essere con lui/lei.

Anche quando è autentico il vero amore può restare seppellito sotto le macerie di qualche tragedia, di un fallimento ed è facile pensare che tutto sia finito, che non ci sia rimedio se non quello di onorare un morto e piangere, di metterci una pietra su. Quando si è chiusi in questo lutto, con lo sguardo fisso sulla parola fine non si riesce più a riconoscere che l’amore non li può rinchiudere in una tomba, non esiste la tomba dell’amore.

Tutta la vita di Gesù ci parla di un amore autenticamente vissuto per gli uomini e per Dio fino all’estremo. Nessuna tomba lo può trattenere perché l’amore è più forte della morte. Quando arriviamo a dire a qualcuno «Ti amo» stiamo dicendo «io voglio che tu viva per sempre», «io mi impegno, sono pronto a dare la mia vita perché tu viva per sempre».

Può sembrare banale ma resta autentico: la nostra vita assume il suo senso più pieno solo nell’amare e nell’essere amati, e tutti desideriamo un amore capace di farci sentire che la nostra vita non avrà fine.

Maria non comprende tutto questo, si ferma al semplice dato di fatto, alla superficie delle cose, non va in profondità, non riesce a cogliere ciò che gli eventi le stanno comunicando. È convinta che quella tomba sia la fine di tutto, che il dolore sia troppo grande per essere colmato, e quindi decide che è meglio piangere un morto.

Gesù le va incontro e la invita a un’autentica conversione, a girarsi e guardare verso la vita, verso l’amore e non più verso la tomba… e solo sentendosi chiamare per nome dall’amore le si apriranno il cuore (tomba ancora sigillata) e gli occhi.

Claudio Rajola SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20, 11-18

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».

Maria di Màgdala andò subito ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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