Nel vuoto del sepolcro, ecco la chiave della vita.
Simon Pietro nell’equilibrio del suo dolore osserva: bende piene d’olio profumato lì adagiate, segno della fine di una storia, limite invalicabile tra volto che respira e ceruleo resto così freddo e inanimato; il sudario è piegato e messo da parte, una volta per tutte.
Troppa cura del particolare per un tombarolo…
L’altro discepolo, se pur giunto per primo aspetta l’amico e solo dopo di lui entra ad osservare per comprendere; egli ama, sa di essere amato, per questo vede e crede.
La vista dei segni e la conseguente fede son dovuti all’amore, al ricordo della buona notizia, all’esperienza di conoscenza di quell’uomo che per amore ha saputo morire e che per questo è presente anche nella materiale assenza.
C’è il profumo della sua presenza nei segni che rimangono, nel vuoto che ha lasciato.
La disperazione e la sorpresa per questo vuoto spingono al confronto ed è Maria tra tenebra e luce che per prima vede l’enorme pietra spostata.
Mounira Abdelhamid Serra
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
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