IL titolo “Signore” riferito a Gesù è la traduzione del termine greco Kyrios (presente ancora oggi nell’invocazione: Kyrie elèison, «Signore abbi pietà»). È, questo, il nome che maggiormente evidenzia la divinità di Gesù. Infatti il nome JHWH (= Jahwèh) con cui la Bibbia chiama Dio non si può pronunciare, e perciò viene reso con il termine Kyrios, che gli scritti del Nuovo Testamento attribuiscono anche a Gesù.
Vero uomo, Gesù appare nella pienezza della sua divinità nella risurrezione. È questo evento che fa dell’uomo Gesù il Kyrios, che la comunità di fede riconosce e confessa come “il Risorto” e «il Signore dell’universo» («Ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!», Fil 2,11).
Le prime comunità cristiane ci hanno tramandato la più antica professione di fede in Gesù «Signore/ Kyrios» nella sua formulazione in lingua aramaica (molto simile all’ebraico), da esse usata nella loro liturgia. Si tratta dell’acclamazione Maràna thà, che troviamo in 1Cor 16,22. Essa attribuisce a Gesù il nome aramaico Mar, (“Signore”), che traduce il nome greco Kyrios, e può significare: «Signore nostro [Gesù] vieni!», oppure: «Il Signore [Gesù] viene».
Il nome “Signore” è «il nome che è al di sopra di ogni nome» (Fil 2,9) e sulle nostre labbra viene pronunciato solo grazie allo Spirito Santo: «Nessuno può dire: «Gesù è Signore», se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3).
Don Primo Gironi, ssp, biblista