Gesù sconfinava per passione. Passione per Dio, per raccontare con la sua vita l’immagine di un Padre, il suo, legato a un “eccesso” di amore. Passione dell’altro, per desiderio di incontrarlo: l’altro, se non esci, se non “sconfini”, non lo puoi incontrare, è un bisogno del cuore».
La pretesa di riportare Gesù nei “confini” non ha altro effetto se non quello di impallidire la buona notizia; che ce ne faremmo di un Gesù ricondotto nelle nostre pallide ovvietà? Lo sconfinare di Gesù ha un nome, grazia: parola che non sta nei “confini”. Come singoli e comunità dobbiamo riappropriarci dell’arte di Gesù: abitare i confini. Non solo quelli geografici, ma soprattutto quelli della mente, dello spirito, dello sguardo…
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