Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di sabato 1 Gennaio 2022

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Prima lettura Numeri 6, 22-27
dal Salmo 66
Seconda lettura Galati 4, 4-7
Vangelo Luca 2, 16-21

I pastori di Betlemme oggi ci insegnano ad ascoltare, ad ubbidire, a parlare, a condividere, a lodare. Essi ascoltano le voci insolite degli angeli, con insolita prontezza ubbidiscono alla loro rivelazione, non si vergognano di ripetere quanto hanno udito e di riferire quanto hanno visto, trovano gioia nel condividere tra loro stessi l’esperienza fatta. I pastori sono persone semplici, senza cultura, senza sicurezze, senza sogni di grandezza, senza gloria nel mondo. Proprio per questo sono stati scelti da Dio ad udire per primi i cori degli angeli e a farsi trasmettitori fedeli del loro canto. Essi sono i primi a dare gioia alla Madre di Dio, confermandola in quelle cose che già sapeva, ma di cui non aveva controprove dagli avvenimenti. Aveva dovuto affrontare sofferenze e rifiuti, e questi potevano esserle di tentazione per la fede. Chi, come i pastori, gode delle opere di Dio diventa fonte di gioia per molti altri uomini. I pastori parlano, con gioia, e Maria ascolta, in silenzio. Com’è bello questo silenzio di Maria!

Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. È la Madre del Bambino che abbiamo atteso, che abbiamo accolto, di cui osserveremo tutti i passi e di cui ascolteremo tutte le parole. Ella è la Madre, soltanto la Madre. Non la metteremo mai al posto di lui: ella stessa non vorrebbe. D’altra parte, se accogliamo lui accogliamo anche lei. Chissà quante cosa ha da dirci, maturate in quel suo silenzio iniziato alla presenza dei pastori! Ci fa bene stare in sua compagnia. Impareremo ad amare Gesù, ad osservare i suoi passi e ascoltare le sue parole con un amore puro, disinteressato, vero. Egli si sentirà amato da noi se lo amiamo come lo ama la Madre.

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Oggi è il giorno in cui il Figlio viene accolto nel suo popolo, popolo di Dio, attraverso la sofferenza della circoncisione. La Madre, che soffre insieme, diventa così madre di tutto il popolo. Ed è un motivo in più per amarla e per osservare come ella prende sul serio le parole dell’angelo che, a proposito del figlio, le ha rivelato: “Sarà santo e chiamato Figlio di Dio”.

Quel bambino che le pesa in braccio e che succhia il latte da lei, e che piange per l’operazione subita, è il Figlio di Dio. È il Figlio di Dio: lo accolgo perciò come Dio, gli do l’amore che si dà a Dio, l’adorazione e l’attenzione che Dio merita, anche se è un bambino. E lei è la madre del Figlio di Dio. Ella è perciò Madre di Dio. Lei rimane sempre umile, come aveva cantato in casa di Elisabetta, e rimane ancora in silenzio. È Madre di Dio, di quel Dio che è lì bambino sul suo braccio, bambino che compie le promesse dei profeti.

Essi lo avevano annunciato “principe della pace”. Come farà un bambino a stabilire la pace? Chi lo accoglie e lo ama riceve pace e diventa operatore di pace. La sua pace è vera, perché entra nel cuore dell’uomo e dal suo cuore esce per trasformare e risanare tutti i rapporti umani. Senza di lui la pace non esiste. Le grandi promesse di pace fatte dagli uomini di potere restano belle parole, a meno che non si incontrino con lui, principe della pace.

Noi lo facciamo: accogliamo Gesù per dare contenuto ai desideri degli uomini e alle promesse che essi inconsapevolmente pronunciano in questo giorno, primo di un nuovo anno. Sarà un anno di grazia e di pace vera là dove Gesù potrà regnare ogni giorno.

Vieni, Signore Gesù: se le nostre mani sono ancora troppo ruvide e sporche per accarezzarti, vieni ugualmente, ci sono quelle di tua Madre ad accoglierti per noi. Vieni! E rimani!


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Foto immagine: mia