HomeSolennitàFraternità Gesù Risorto - Commento al Vangelo di lunedì 25 Dicembre 2023

Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di lunedì 25 Dicembre 2023

Notte Isaia 9,1-3.5-6 Sal 95/96 Tito 2,11-14 Luca 2,1-14

Aurora Isaia 62,11-12 Sal 96/97 Tito 3,4-7 Luca 2,15-20
Giorno Isaia 52,7-10 Sal 97/98 Ebrei 1,1-6 Giovanni 1,1-18

Ci soffermiamo soprattutto sui testi della Messa dell’aurora, testi che annunciano il Salvatore già presente nel mondo, già all’opera per dare all’uomo e agli uomini speranza e gioia.

San Paolo si rivolge a Tito, chiamandolo con un termine affettuoso, “figlio mio”, e gli comunica il significato della venuta di Gesù. Egli dice così: “Quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. La nascita di Gesù è bontà di Dio e il suo amore per gli uomini: è un fatto che cambia la nostra storia. Nella storia degli uomini, fatta di egoismi e di sofferenze, entra con forza l’amore di Dio, e quest’amore ci salva, perché comincia a sostituirsi ai vari egoismi di cui è impregnato il cuore dell’uomo, egoismi che creano ingiustizie a non finire e quindi sofferenze a tutti i livelli. Dio ci salva con il suo amore, e quest’amore appare a noi nella persona di Gesù.

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Già il profeta Isaia, annunciando la venuta del Signore, dona speranza e fiducia. La sua presenza trasformerà gli ebrei dispersi e sfiduciati in “Popolo santo, Redenti del Signore”. Questo popolo sarà importante per tutti i popoli della terra, tanto che questi lo cercheranno, perché solo in esso si troverà il vero amore e la sicurezza di un futuro di pace: per questo sarà chiamata “Ricercata” la “figlia di Sion”, cioè la città di Gerusalemme, città che impersonifica tutto il popolo di Dio.

Queste non sono belle idee, non sono sogni d’illusione. Ecco la descrizione che Luca ci propone: i pastori, persone che vivono nella precarietà, nella povertà, nel disprezzo da parte dei ricchi del mondo, si fanno coraggio a vicenda per andare a vedere quanto gli angeli hanno comunicato loro. Sarà illusione? Sarà un miraggio come tanti nel passato? “Andarono senza indugio”: nel loro andare sanno di essere obbedienti a Dio, a quel Dio che spesso, tramite i profeti, si è presentato come uno di loro, un pastore di pecore.

Essi trovano “Maria e Giuseppe e il bambino”, nulla di straordinario. Trovano una piccola famiglia, come tante famiglie povere. Il bambino è adagiato nella mangiatoia, come i loro bambini, benché i genitori non siano pastori come loro. Niente di speciale, eppure tutto corrisponde alla Parola che hanno ricevuto dall’alto, dagli angeli. La Parola si unisce al Verbo, la Parola pronunciata e cantata alla Parola incarnata! Questa corrispondenza semplice diventa stupore, silenzio, gaudio.

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Chi sente raccontare i fatti nella loro semplicità, stupisce, perché percepisce di essere alla presenza di un evento voluto e donato da Dio, e da un Dio molto vicino, povero con i poveri, debole con i deboli, senza pretese con chi non può avere aspettative!

La Madre, che ha avvolto il bambino nelle fasce e che sa ciò che gli altri non sanno, sta in silenzio: ella, nel silenzio, accosta altre parole che solo lei ha sentito, e altri fatti che solo lei ha vissuto, e ne trae conclusioni che soltanto lei conosce e può comprendere: le custodisce nel cuore, lasciando trapelare però dal volto e dalla pace del cuore una letizia, che si diffonde senza che nemmeno lei s’accorga.

I pastori, che ora tornano alla loro quotidianità, portano con sè, nel loro lavoro e nelle loro famiglie e nei loro incontri, speranza e gioia: sanno che Dio c’è, che è con loro, che ha rivolto loro la sua Parola e ha donato loro una promessa concreta di misericordia e di pace, anticipo del paradiso eterno.

Noi siamo eredi e di Maria e dei pastori.

Siamo colmi di stupore, perché il Natale di Gesù effonde uno spirito di serenità e di comunione, siamo lieti della letizia di Maria e desideriamo coltivare dentro di noi le speranze della presenza di Dio, siamo capaci, come i pastori, di ricominciare a vivere nella nostra società e nella nostra famiglia con un cuore nuovo, senza attenderci e pretendere nulla da parte degli uomini: noi stessi infatti abbiamo da distribuire un grande amore di cui siamo resi capaci.

Sito web della fraternità.

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