Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 9 Luglio 2023

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Iª lettura Zc 9,9-10 
dal Salmo 144 
IIª lettura Rm 8,9.11-13
Vangelo Matteo Mt 11,25-30

San Paolo continua ad esaltare l’opera dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio che è stato effuso anche su di noi. Grazie allo Spirito non siamo più gli stessi di prima, non siamo più “carnali”, non siamo più dediti solo agli interessi materiali, dato che la nostra attenzione non si rivolge più soltanto alle realtà che passano, che seducono e deludono. Se continuassimo così, come facevamo prima di giungere alla fede, saremmo destinati solo a morire, e quindi a temere la morte. Grazie allo Spirito, davanti a noi c’è una prospettiva di vita, e di vita piena, eterna.

L’apostolo ci esorta con forza a lasciarci aiutare dallo Spirito a «far morire le opere del corpo» per vivere veramente. Le opere del corpo da far morire sono tutte quelle realtà che esprimono il nostro egocentrismo, dall’egoismo all’orgoglio, dalla vanagloria ai piaceri sensuali, dall’ambizione all’attaccamento al denaro, dalla permalosità alla cattiveria. Senza l’aiuto dello Spirito non riusciremmo a evitare tutti questi atteggiamenti che ci impediscono di manifestare la nostra realtà di figli di Dio e di camminare verso la santificazione.

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Il nostro Dio infatti è un Dio mite e buono, umile e casto nella sua grandezza. Noi non potremmo dire nulla di lui, se Gesù, il Figlio, non ce l’avesse fatto conoscere. Egli ce lo rivela, e noi possiamo ricevere la rivelazione perché siamo piccoli e poveri, semplici e umili. Se fossimo orgogliosi e saccenti ci sarebbe preclusa la conoscenza di Dio e soprattutto la capacità di comunicare con lui. Questo è ciò che ci vuol dire Gesù. Egli stesso è venuto a noi, come dice il profeta, mite e umile, sulla cavalcatura delle persone umili e semplici, di quelle che sanno far fatica e non hanno pretese sugli altri.

È venuto in questo modo per manifestarci il vero volto di Dio. Di questo Dio andiamo fieri, di lui siamo contenti, perché è un Dio che non ci fa soggezione, è il Dio cui possiamo e vogliamo assomigliare come figli: egli stesso ci ritiene figli amati. Gesù può dirci appunto: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.

E noi, che siamo veramente affaticati dal peso e dalla sofferenza del peccato del mondo e sempre oppressi dall’inganno del nostro peccato, andiamo volentieri ad incontrarlo. Egli è il re, re perché merita tutta la nostra fiducia, ma è un re amico, che vuole solo la pienezza della nostra gioia. Il profeta lo chiama re, ma lui si presenta mite e umile di cuore.

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Ci mettiamo volentieri sotto la sua autorità: il suo giogo è dolce. Hai provato anche tu, come ho provato io, ad ubbidirgli avvicinandomi a lui, Gesù, a chiamarlo nei momenti difficili, in quei momenti in cui non sapevo come fare, nelle difficoltà e sofferenze. E lui mi ha dato davvero riposo e pace.

Continuerò ad avvicinarmi a lui e ad accompagnare anche te, quando mi chiederai aiuto o mi manifesterai la tua sofferenza. Nessun altro è capace di dare vita e pace al nostro cuore!

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