Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 8 Gennaio 2023

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Iª lettura Is 42,1-4.6-7 dal Salmo IIª 28 lettura At 10,34-38 Vangelo Mt 3,13-17

Il tempo natalizio termina con questa festa nella quale celebriamo un’altra grande epifania del Signore: Dio stesso fa udire la sua voce dal cielo per confermare quanto già Giovanni il Battista ha annunziato. Questa conferma solenne e straordinaria avviene nel momento in cui Gesù vive pubblicamente l’umiltà. Egli ha fatto quanto facevano i peccatori. È entrato con loro nell’acqua che purificava dai peccati, da quegli atteggiamenti ed azioni che tengono l’uomo in contrasto con Dio. Egli era senza peccato, perché non si è mai messo in contrasto col Padre, non ha mai sospettato di lui, ha sempre desiderato compiere la sua volontà.

Alla protesta di Giovanni, che riteneva esagerato per Gesù compiere un’azione che l’avrebbe fatto apparire peccatore, dice: “Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Ci è difficile capire questa affermazione. Dobbiamo ricorrere ai profeti per comprendere. Gesù sapeva che volontà di Dio era che il “giusto suo servo” fosse ritenuto malfattore. Isaia infatti dice: “egli si addosserà la loro iniquità. … È stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori” (Is 53,11-12).

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Gesù vuole adempiere ogni giustizia, vuole cioè che anche questa Parola di Dio trovi compimento per poter salvare gli uomini, tutti peccatori. La Parola che viene dall’alto è un’approvazione di questo gesto di Gesù, approvazione pure prevista dal profeta: «Il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato» (Is 52,13). Infatti Dio lo sta esaltando mentre lo chiama «Figlio mio prediletto». A nessuno degli angeli è mai stata rivolta una parola così bella, ci dice la lettera agli Ebrei.

«Figlio mio prediletto» è una doppia espressione che ci fa intuire la grandezza di Gesù. «Figlio mio» era il re cui appartiene il potere su tutti i popoli, come dice il salmo secondo. «Prediletto» è il figlio di Abramo, il figlio nato grazie alla promessa di Dio e per suo intervento, figlio che sarebbe stato destinato a dar vita ad una numerosissima discendenza e ad essere benedizione per tutti i popoli. «In cui mi sono compiaciuto» è una terza espressione con cui possiamo individuare il Servo di Dio, quel servo che compie tutte le promesse.

La Parola, che viene dal cielo mentre una colomba si posa su Gesù, è una Parola che per tre volte lo dichiara il Messia, il consacrato di Dio, inviato per redimere il mondo dal peccato e dare speranza a tutti gli uomini. «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui», così dice ancora Isaia nella lettura di oggi. Il fatto cui Giovanni Battista assiste è il realizzarsi anche di questa profezia.

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Ora noi possiamo guardare a Gesù senza timore di sbagliarci, possiamo guardare a lui con totale fiducia: egli gode della fiducia di Dio, egli compie davvero ogni giustizia. Assumendo su di sè i peccati deposti nell’acqua da tutti i peccatori, egli rende noi giusti, graditi a Dio, liberi dalla paura di dover ricevere castighi meritati.

San Pietro, nel discorso pronunciato alla presenza di tutta la famiglia di Cornelio, ci aiuta a fissare il nostro sguardo su Gesù, consacrato da Dio, e vissuto in modo da rivelarlo a tutti. Al suo passaggio si poteva vedere e toccare con mano la concretezza dell’amore di Dio.

Lo accogliamo in noi, perché possa continuare a beneficare e santificare, donare vita e dare un senso alla vita. Osservando Gesù partecipiamo alla gioia di Dio Padre! Gesù infatti ristabilisce gli uomini nell’amore, li rendi di nuovo figli per Dio!

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