Iª lettura 2 Mac 7,1-2.9-14
dal Salmo 16
IIª lettura 2Ts 2,16 – 3,5
Vangelo Lc 20,27-38
Il tema centrale della Parola odierna è la fede nella risurrezione. Noi crediamo che Dio è Dio, che nulla può essere sopra di lui, nemmeno la morte. Dio non crea l’uomo perché muoia, ma perché viva. E tutti gli uomini creati da lui, per lui vivono. Così conclude Gesù il suo intervento in risposta ai sadducei, che avevano tentato di metterlo in difficoltà su questo argomento. Essi, i ricchi di Gerusalemme, che si ostinavano a ritenere Parola di Dio soltanto i primi cinque libri delle Scritture, cioè il Pentateuco, andavano d’accordo con i nostri contemporanei. Che cosa dicono questi? Dicono: «I morti non li vediamo più, quindi con la morte tutto finisce».
È il ragionamento tipico dei ricchi (e di chi vorrebbe esserlo), che devono giustificare la loro avarizia, la loro cecità che non si accorge dei poveri, le loro palesi ingiustizie. «Dato che con la morte tutto finisce, viviamo meglio che si può», dicono. E la parola «meglio» racchiude le molteplici forme di egoismo adoperate per produrre godimenti e piaceri. Questi erano i sadducei, questi sono i nostri amici, giovani e adulti, e questi spesso siamo noi, che ci riteniamo credenti, ma poi viviamo come se la morte fosse una disgrazia, la peggiore di tutte, ignorando la possibilità dell’inferno.
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Gesù parla di Abramo, di Isacco e di Giacobbe come di persone viventi, e ne parla così perché proprio le Scritture parlano così. Dio ha salvato il suo popolo per amore di Abramo, a lui ha fatto dei giuramenti che durano per sempre. Se Abramo non fosse più, i giuramenti di Dio non avrebbero più valore! Addirittura il nome con cui Dio vuol essere individuato tra le divinità degli uomini, fa riferimento ai patriarchi, alla loro vita, alla loro obbedienza. A Mosè Dio disse: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Come possiamo pensare che la nostra vita finisca con la morte? Dio non è capace di superare la morte? Se così fosse, nostro vero dio sarebbe la morte, e la paura della morte il nostro condottiero. Colui che usa la morte come salario vuol farsi padrone di noi, e ci riesce se noi adoriamo la morte. Questi è il nemico di Dio, l’Avversario, che, per costringerci, per farsi obbedire, usa la paura, la paura della morte. Ma noi, sicuri di vivere per sempre perché la nostra vita è nelle mani di Dio, non ci lasciamo spaventare.
Noi siamo, e saremo, come i sette figli della donna fedele e coraggiosa che è riuscita a trasmettere loro il timor di Dio. Quei figli, sicuri che la vita è voluta da lui, non hanno avuto paura della morte, nè delle sue sofferenze. Essi si sono lasciati uccidere pur di non abbandonare il Dio della vita.
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Noi viviamo alla scuola di Gesù, anzi, viviamo con lui. Egli è sempre perseguitato nel mondo, e noi viviamo con lui. Egli è rifiutato da coloro che si ritengono intelligenti, e noi viviamo con lui. Egli è deriso da coloro che comandano, e noi viviamo con lui. Egli è ignorato da coloro che decidono, e noi viviamo con lui. Egli è taciuto da coloro che scrivono e da coloro che parlano di fronte a tutti, e noi viviamo con lui. Egli è morto sulla croce, e noi viviamo con lui perché sappiamo che con lui vivremo, e nessuna minaccia e nessuna ingiustizia potrà toglierci quella vita che Dio ha preparato per noi dopo che questa sarà finita.
Forse non è del tutto vero che siamo sempre uniti a Gesù in tutte queste situazioni, ma questo vuole essere il nostro desiderio e la nostra preghiera. Preghiamo infatti per ottenere dal nostro Padre la perseveranza, e il Padre ce la darà, perché egli stesso desidera e vuole che noi siamo uniti al Figlio suo, la Vita vera ed eterna che sgorga dal suo cuore, fonte della Vita.
La Vita, che è il Figlio di Dio, è una vita ancora sconosciuta persino agli angeli, e noi la erediteremo. Questa vita sarà la nostra gioia più grande, proprio quando vedremo che anche le persone da noi ora amate ne saranno rivestite.