Iª lettura Dn 7,9-10.13-14 dal Salmo 96 IIª lettura 2Pt 1,16-19 Vangelo Mt 17, 1-9
Oggi celebriamo un fatto quasi segreto: i tre testimoni lo hanno tenuto nascosto per mesi, forse per anni, prima di confidarlo ai loro amici e fratelli. Gesù stesso aveva dato loro l’ordine: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Ci sono momenti della vita, anzi, della nostra esperienza di fede, che devono rimanere segreti, presenti solo al nostro intimo. Rivelarli ad altri sarebbe un impoverimento dei fatti stessi, e, inoltre, significherebbe privarsi dell’occasione di maturarne la nostra stessa comprensione e impedire ad essi di portare frutto. Ciò che è avvenuto è chiamato dal Signore stesso «visione», perché i tre, Pietro, Giacomo e Giovanni, hanno visto con i loro occhi realtà che normalmente non si possono vedere.
Erano saliti con Gesù su «un alto monte», come Abramo, come Mosè, come Elia. È stato Gesù a volere quell’ascesa. Sappiamo che quando Gesù andava in disparte, lo faceva con l’intenzione di pregare. E cosa avvenne? I tre lo videro diverso dal solito. Videro il suo volto luminoso più di quello di Mosè quand’era disceso dal monte, e le vesti «candide» come non mai. Videro un Gesù tutto diverso. Per rivederlo così dovranno attendere la sua risurrezione, quando non sarà più di questo mondo.
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Videro come Gesù è mentre prega, immerso nella luce e nella vita di Dio, Padre suo. Videro qualcosa di Dio. Non possono raccontarlo, perché nessuno capirebbe, anzi, essi stessi non saprebbero come dirlo.
E per rassicurarli che la cosa è del tutto nuova, ma vera, ecco due testimoni, Mosè ed Elia. Sono i due rappresentanti testimoni dell’amore di Dio per il popolo d’Israele. La loro vita con la loro missione era profezia di quella di colui che doveva venire, del Messia promesso.
Essi parlano, conversano con Gesù. Diventano a lui coetanei. Hanno gli stessi interessi, le stesse finalità, la stessa missione, lo stesso destino. Mosè è la guida del popolo, Elia la guida spirituale, e Gesù è seguito dalle folle come lo era Mosè e ricupera e rinnova la loro fede, come Elia. Gesù seguirà le loro orme: essi gli sono profeti. Come essi ebbero a soffrire tanto da rischiare di venire uccisi, così Gesù lo sarà davvero. E come nessuno sa dove fu sepolto Mosè, nessuno troverà il corpo di Gesù. E come Elia fu assunto al cielo sul carro di fuoco visto da Eliseo, così Gesù sarà strappato alla morte per salire al cielo alla vista di tutti i suoi discepoli.
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Mosè ascoltava Dio che gli parlava con tuoni e suono di trombe, ed Elia lo udiva nel silenzio della brezza, Gesù invece lo ascolta mentre lo odono anche i suoi tre apostoli: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Le parole udite mentre uscivano dalla nube misteriosa sono parole di un padre. Sono parole già udite: i Salmi, la vita di Abramo padre di Isacco e le rivelazioni dei profeti sono riassunte da questa frase così gioiosa e rassicurante. L’ultima parola è per i tre discepoli: «Ascoltatelo». Ecco, è l’unica cosa che essi dovranno fare per essere graditi a Dio.
Gli scritti di Mosè e le parole di Elia continuavano a ripetere di ascoltare Dio. «Ascolta, Israele», «Se tu mi ascoltassi», «Non mi avete ascoltato», diceva Dio in continuazione. Adesso Dio stesso dice: «Ascoltatelo», cioè, ascoltate lui, il Figlio, l’amato. I discepoli ora sono convinti che devono porsi davanti a Gesù con la certezza che la sua parola è Parola di Dio. Avranno perciò un’attenzione particolare, e di questo daranno esempio agli altri nove.
Ci chiediamo anche perché mai Gesù si è fatto accompagnare sul monte solo da tre discepoli. E gli altri nove? Come mai li ha lasciati da soli? Possiamo immaginare che certe esperienze forti sono riservate ad alcuni, e questi poi riferiranno. E inoltre tutti gli apostoli saranno educati e formati alla consapevolezza che tra essi alcuni riceveranno ministeri diversi, avranno esperienze diverse, e tutti saranno preparati ad aver fiducia l’uno dell’altro. Ognuno riceverà da altri la Parola del loro Signore!
La prima lettura, dal profeta Daniele, ci ha preparati a contemplare Gesù vestito con vesti sacerdotali, che si presenta come un re, anzi, con caratteristiche del tutto divine. E San Pietro, nella sua seconda lettera, ci descrive la visione avuta sul monte, che gli è rimasta fortemente impressa: quel momento è stato per lui molto importante, e continua a dargli coraggio, nel suo ministero di apostolo, per parlarci di Gesù con sicurezza, e per appoggiarsi senza tentennamenti anche alle testimonianze dei profeti e dei patriarchi. L’aver visto Mosè ed Elia accanto a Gesù, che poi lo lasciano del tutto solo, anche questo per Pietro è importante. Ora «Gesù solo» è nel suo cuore, e anche nel nostro!