Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 5 Marzo 2023

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Iª lettura Gn 12,1-4 dal Salmo 32 IIª lettura 2 Tm 1,8-10 Vangelo Mt 17,1-9

Soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio”: così San Paolo esorta il suo discepolo Timoteo, e così siamo esortati anche noi a coltivare il desiderio della diffusione del vangelo, l’annuncio cioè dell’amore del Padre, annuncio e amore giunti a noi attraverso Gesù. E questo anche a costo di qualche fatica e sofferenza.

Gesù, l’amore del Padre, è al centro della celebrazione della Quaresima, tempo di preparazione al battesimo per quanti sono stati raggiunti da lui. E coloro che sono già battezzati? Anch’essi hanno bisogno di vivere con nuovo vigore la loro fede, di rinnovare il loro amore a Gesù, per essere in grado di amare in modo divino quanti li incontrano. Noi siamo battezzati, ma la grazia del battesimo dovrà essere maggiormente accolta, dovrà trovare nuove possibilità nel nostro cuore e nelle nostre giornate: con una parola, continueremo a convertirci. Quelli che si stanno preparando ora al battesimo ci danno un grande esempio e ci sono di aiuto. Li accompagniamo nel loro impegno, mentre essi trasmettono a noi l’entusiasmo della loro fede iniziale.

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Essi rivivono il passo della fede di Abramo, che, chiamato dal Signore, ha lasciato tutto per obbedire al suo invito. Sicuro della benedizione, Abramo s’è abbandonato alla guida del Dio invisibile per mettersi in cammino senza sapere dove andava. Si fidava di colui che lo stava benedicendo, e non dubitava delle sue promesse. La gioia del suo cuore era accompagnata certamente dalla sofferenza di non vedere ancora nulla di quanto gli veniva prospettato con promesse solenni. Desidero vivere anch’io una fede simile a quella di Abramo: è la fede di coloro che saranno battezzati e di tutti quelli che sono in cammino verso la patria eterna seguendo Gesù.

Oggi saliamo dietro a lui sul monte: là egli va a pregare. Com’è la preghiera di Gesù? L’evangelista non ce lo dice, ma noi lo sappiamo, perché abbiamo già letto tutto il vangelo, e abbiamo udito le parole che il Figlio rivolge al Padre: “Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Questa preghiera lo trasforma, gli rende luminoso il volto, lo fa risplendere della gloria di Dio. La sua è la vera preghiera, il dialogo più bello, quello che piace maggiormente al Padre, che rende davvero figli suoi, figli divini.

I tre discepoli, che sono con lui, restano meravigliati e sconcertati dalla luce del volto di Gesù, tanto che vanno in estasi, quasi fuori da questo mondo. Essi non sono abituati ad un altro mondo e parlano e reagiscono con la paura tipica di questo mondo, con discorsi superficiali, con la sonnolenza.

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L’apparire della nube e il risuonare della voce dalla nube li aiuta a capire che, pur essendo su un monte della Galilea, si trovano alla presenza di Dio, e che Dio ha depositato tutto il suo amore in Gesù, loro Maestro. Gesù prega e parla della volontà del Padre con i grandi della storia di Israele, Mosè ed Elia, grandi perché obbedienti ad ogni cenno e ad ogni parola che Dio ha loro rivolto. Gesù porterà a compimento la loro missione e la loro obbedienza.

Egli è il Figlio, vero figlio obbediente: il Padre ha perciò somma fiducia in lui e risveglia l’attenzione dei tre discepoli dicendo: “Ascoltatelo!”. Dio vuole che gli uomini ascoltino Gesù.

Lo ascolterò anch’io, sempre più attentamente, per cogliere tutte le sfumature dell’amore di Dio e tutto il valore della buona notizia, e per ripetere anch’io con lui: “Non una mia volontà, ma la tua, Padre!”

La volontà del Padre comporterà della sofferenza? La offrirò unendomi a Gesù, insieme all’apostolo e a quanti hanno già obbedito. Un po’ della luce del volto di Gesù trasfigurerà anche il mio, e sarò suo testimone.

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