Prima lettura Baruc 5,1-9
dal Salmo 125/126
Seconda lettura Filippesi 1,4-6.8-11
Vangelo Luca 3,1-6
La pagina attribuita al profeta Baruc, segretario di Geremia, è un grande invito alla speranza e alla fiducia. Essa viene donata al popolo in un momento di grande sofferenza, per non dire di disperazione. Dal momento però che il popolo ha ricevuto una promessa da parte di Dio, non può più rattristarsi: deve rimanere in attesa che quella promessa venga realizzata, e prepararsi. “Avvolgiti del manto della giustizia di Dio, metti sul capo il diadema di gloria dell’Eterno…”.
Ecco come si attende il realizzarsi delle promesse: avvolgersi del manto della giustizia, che altro significa se non il vivere tutta la vita nella ricerca della volontà di Dio?
E mettere sul capo il diadema della gloria dell’Eterno è voler divenire, con tutto se stesso, segno della presenza di Dio, portare nella propria vita la somiglianza a lui. Quando il nostro Salvatore arriva, egli desidera essere atteso, perché solo se lo attendiamo saremo pronti ad accoglierlo e a lasciarci salvare. Per aiutarci ad attenderlo, ecco il Precursore. Per risvegliare l’attesa nel popolo, ecco Giovanni. Egli viene mandato da Dio a parlare là dove i poveri e gli oppressi soffrono: essi sanno che solo lui può cambiare la loro situazione. Attorno a loro ci sono troppi uomini potenti, che sono troppo sicuri di sè e delle proprie armi, pronti a comandare, incapaci di servire. Luca ce ne dà i nomi; purtroppo tra questi si evidenziano anche i nomi dei capi religiosi, che usano gli stessi metodi dei capi che ignorano Dio. Sette nomi, dall’imperatore al governatore, ai re di minor importanza , ai capi del tempio, che fungevano da direttori della banca centrale, dato che nel tempio i ricchi depositavano i loro ori e i loro denari.
Giovanni evita i luoghi in cui le autorità potrebbero condizionare l’ascolto della parola che gli è stata data da Dio. Egli si intrattiene in luoghi deserti, là dove l’uomo è solo di fronte a se stesso, o meglio, di fronte a Dio. Qui la Parola del Padre diventa forte, perché è l’unica che riecheggia nel cuore. Anche i poveri hanno bisogno di conversione, anch’essi sono limitati e danneggiati dal loro peccato, dal loro egoismo che crea tristezza. Anch’essi riceveranno gioia vera e profonda solo dalla Parola che li prepara ad incontrare colui che deve venire, Parola che li aiuta a staccarsi dal male che li rende schiavi della terra e delle passioni degli uomini.
Durante questo tempo di Avvento possiamo anche noi cercare quel deserto in cui Dio può parlare, in cui qualcuno potrà far risuonare ai nostri orecchi la sua Parola. Saremo capaci di trovare dei momenti anche prolungati dove l’unica voce sia quella di Dio? Forse sarà necessario uscire di casa, raggiungere una chiesa oppure un luogo dove il silenzio è preparato e custodito. “La Parola di Dio scese su Giovanni, nel deserto”. Là dove nessun altro ci distrae verremo arricchiti di sapienza, di discernimento, di luce, per riuscire a tenere il timone della nostra vita rivolto nella direzione della vera pace e della vera gioia. Saremo anche noi così diffusori di speranza, di gioia e di fiducia in questo mondo ancora oppresso e sofferente per la situazione del peccato che regna ovunque.
Per questa santa e sana occupazione possiamo godere della preghiera dell’apostolo. Egli promette ai suoi cristiani di impegnarsi a pregare per loro, perché conoscano la sua volontà e siano arricchiti di sapienza per una vita che si distingue per la carità.
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