Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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Iª lettura Es 34,4-6.8-9 Salmo: Dan 3 IIª lettura 2Cor 13,11-13 Vangelo Gv 3,16-18Santissima Trinità

Le parole che Mosè rivolse a Dio ci danno coraggio e gioia: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità”. “Che il Signore cammini in mezzo a noi”: il Signore, con la sua santità e grandezza, in mezzo a noi peccatori, orgogliosi, ignoranti! È davvero una richiesta coraggiosa, tale che se Dio l’esaudisse farebbe di noi il popolo più fortunato e più felice del mondo! Certamente, se Dio esaudirà questa richiesta dovrà purificarci dai peccati, dovrà liberarci dall’orgoglio che ci fa peccare continuamente, dovrà correggere la direzione del cammino che stiamo percorrendo. Richiesta coraggiosa quella di Mosè, che però non è dispiaciuta a Dio, anzi, l’ha presa sul serio per realizzarla continuamente. Dato che i nostri peccati si rinnovano ad ogni generazione, o, meglio, ogni giorno, l’impegno di Dio è continuo e costante. Egli ha mandato Gesù per perdonare, e Gesù manda lo Spirito Santo per renderci umili e aperti alla grazia di Dio.

Questa è la rivelazione che Gesù stesso fa a Nicodemo, il fariseo appartenente al Sinedrio che ha voluto incontrarlo a tu per tu nella notte: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Ecco come Dio ha ascoltato il suo servo Mosè. Dio ha mandato il Figlio, la sua Parola, il dono del suo amore, perché cammini davvero in mezzo a noi. Noi lo possiamo vedere e accettare se egli è come noi: perciò è divenuto uomo, come noi. Si è umiliato, abbassato, fatto piccolo: in tal modo ha innalzato noi ad essere come lui.

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Oggi ci viene data questa bella e rasserenante notizia che ci assicura dell’amore del Padre e del Figlio. Gesù non è venuto per condannare, dice egli stesso, ma per salvare. Lo sanno tutti che siamo peccatori, e come tali già condannati: abbiamo bisogno di essere salvati e di sapere che la volontà di Dio, fattasi concreta tramite il Figlio, è che noi siamo salvati. Per questo Dio si avvicina a noi facendoci conoscere la sua “vita”. Egli ci rivela così che la vita di Dio è relazione, relazione di amore perfetto ed eterno. Il Padre è amore, ed egli, donando se stesso, genera l’amore perfetto, quello che si dimostra donando la vita, cioè morendo per portare a noi concretamente l’amore del Padre. Padre e Figlio, amandosi, riflettono su di noi la luce e la forza del loro amore, lo Spirito, che chiamiamo Santo. È una Trinità la vita di Dio, la circolazione d’un amore pieno ed eterno tra Padre Figlio e Spirito Santo.

Oggi la Parola di Dio ci ha aiutati a contemplare questo mistero, che celebriamo tutti i giorni, sia facendo su di noi il segno di croce, sia recitando il Gloria, sia ogni volta che pensiamo a Gesù Figlio di Dio donatore dello Spirito. Ma il modo con cui celebriamo veramente l’amore trinitario di Dio è il nostro amarci a vicenda, il nostro perdonarci e il donarci l’un l’altro la benedizione della preghiera aiutandoci ad amare Gesù e a ringraziare il Padre.

Oggi la Chiesa ci sollecita a contemplare il mistero di Dio uno e trino, perché dovremo anche noi lasciarci compenetrare dal suo amore continuo e vivificante. Siamo stati battezzati nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, e perciò abbiamo la possibilità concreta di realizzare tra noi la comunione santa e bella che rende la nostra vita una festa, la comunione che ci riempie di quella gioia che tutti desiderano godere anche qui sulla terra come viene goduta in cielo.

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A vivere e manifestare questa gioia ci sollecita l’apostolo: “Siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”. Questa è la nostra testimonianza al Dio uno e trino, che ci ama e ci riempie del suo stesso amore, perché lo viviamo sulla terra.

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