Iª lettura At 10,34. 37-43 dal Salmo 117 IIª lettura Col 3,1-4 Vangelo Gv 20,1-9 (Lc 24,13-35)
Pietro ci offre la sua testimonianza nel suo primo annuncio del Vangelo in casa del pagano Cornelio: egli non solo ha visto Gesù risorto, ma ha anche mangiato e bevuto con lui. La conclusione dell’apostolo è davvero importante: “Egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”. Gesù è risorto per noi, per la nostra salvezza, perché i peccati non ci accusino più davanti a Dio e non ci portino lontano dal Padre.
“Credere in lui” è anche l’esortazione che San Paolo ci offre dicendoci “cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio”. È bello e fonte di gioia guardare al di fuori di questa terra, dove tutto o quasi ci rende tristi, ma sopratutto desiderare “le cose di lassù” è una liberazione dagli impulsi egoistici che ci legano alle cose materiali.
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Teniamo d’occhio Gesù, che ormai è là dove il Padre attende anche noi quando avremo terminato la nostra corsa su questa terra. Guardiamo a Gesù, che, pur portando i segni della passione, ci mostra la gioia pura e spirituale e ce ne rende partecipi. Noi continuiamo a soffrire su questa terra, soffriamo anche per le difficoltà ad osservare i suoi insegnamenti e a vivere la sua amicizia, ma oggi si rinnova la certezza che la nostra croce non viene da noi portata invano.
Le nostre croci sono come la sofferenza di Maria di Magdala. Ella pensa non possa esserci rimedio al suo dolore: è sicura che la cattiveria degli uomini vince ogni nostra bontà e anche ogni progetto di Dio. Pietro e l’altro discepolo, che corrono verso il sepolcro, pur non trovando risposta e soluzione al dubbio e alla sorpresa, non condividono il pianto di Maria. Inizia per loro invece una vita nuova, perché incomincia timidamente a sorgere in essi il germoglio della fede.
La Pasqua è sempre un inizio. Gesù risorto dai morti vive al di là di questa nostra vita dove tutto sembra sottomesso alla paura e al dolore della morte e quindi dell’inutilità. Nello stesso tempo egli è qui con noi in modo diverso, non più soggetto alla possibilità di corruzione, per cui a noi è tolta la disperazione e il senso del vuoto. Per la sua risurrezione noi ravviviamo la speranza, la gioia, la sicurezza che la nostra vita ha possibilità nuove, custodite da Dio stesso nel suo cuore.
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La festa odierna è la prima, la più grande e la più festosa che gli uomini possano celebrare su tutta la faccia della terra. Ed è la festa che mette nel cuore una certezza e una gioia che oltrepassa i limiti della festa stessa, per restare nel cuore e renderlo sorgente di gesti e di iniziative che rallegrano le famiglie e gli ambienti dove gli uomini vivono.
Il canto dell’alleluia continuerà ad accompagnarci tutto l’anno, per ricordarci che Dio ci ama e la nostra vita per lui ha un valore eterno, e per questo egli ha vinto la morte dandoci una vita nuova che già conosce l’eternità del suo amore.