Iª lettura Sap 1,13-15;2,23-24 dal Salmo 29 IIª lettura 2Cor 8,7.9.13-15 Vangelo Mc 5,21-43
Giornata per la carità del Papa!
San Paolo sta cercando di convincere i Corinti ad aderire con gioia e con generosità alla colletta che egli sta raccogliendo per i poveri di Gerusalemme. Erano stati gli apostoli a pregarlo di ricordarsi dei poveri, ed egli l’aveva promesso solennemente. Non lo ha dimenticato, benché siano passati tanti anni: ora lo sta facendo.
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Il motivo per essere generosi verso i fratelli nella fede che sono poveri, ma fervorosi nel vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, dice l’apostolo, sta proprio nell’esempio dello stesso Signore. Egli infatti “da ricco che era si è fatto povero per voi”.
Ci sono due tipi di ricchezza: quella materiale appunto, che ci è data per esercitare l’amore fraterno nel distacco dalle cose di questo mondo e per godere così dell’altra ricchezza, quella spirituale.
La ricchezza spirituale è la fede e tutto quanto scaturisce dalla fede nel Signore nostro Gesù Cristo. Egli ci comunica la sua vita, ricchezza magnifica, che ci permette di sentirci sempre ricolmi di ogni benedizione!
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Proprio oggi anche noi aderiamo alla colletta di tutta la Chiesa cattolica, che vuole porgerne il ricavato al Papa, cosicché egli possa soccorrere quei poveri del mondo che, tramite i vescovi, ricorrono a lui. Anche noi cerchiamo di essere generosi, sapendo che la nostra generosità nell’aiuto materiale sarà ricompensata da Dio stesso con gli aiuti spirituali di cui noi siamo mendicanti.
Il vangelo ci fa osservare Gesù mentre risponde alle necessità degli uomini. Questi vanno a lui con fiducia, che esprimono in modi diversi.
Giairo esprime la sua fiducia nell’amore di Gesù manifestandola con le parole: lo invita a visitare la figlioletta moribonda e a posarle la mano sul capo. La donna che soffre di emorragia invece vuole esprimere la stessa fiducia con un gesto nascosto, toccandogli semplicemente il mantello.
Tutt’e due esprimono una fiducia che non è condivisa da nessun altro.
Coloro che circondano la casa di Giairo deridono Gesù.
La donna, per evitare di farsi deridere, compie il suo gesto in maniera segreta.
Gesù però non ha paura delle reazioni degli uomini: scaccia fuori coloro che lo deridono e obbliga la donna a manifestare la sua fede in lui, affrontando il pericolo di essere canzonata.
Impariamo così che la fede non dev’essere ricerca del plauso degli uomini. La donna soffre da dodici anni e la fanciulla muore a dodici anni. Dopo dodici anni di sofferenza o di una vita orientata alla morte avviene l’incontro con Gesù e, quindi, l’inizio di una vita nuova. Questo numero di anni ci fa comprendere che non dobbiamo mai perdere la fiducia.
A dodici anni Gesù aveva manifestato pubblicamente che la sua vita appartiene al Padre. L’ha detto ai genitori con una forza tale, che essi non seppero rispondere. Da quel momento la sua vita, cioè le sue relazioni con i genitori e con i parenti, cambiò radicalmente, anche se tutto rimase apparentemente come prima: era sottomesso ai genitori, ma lui sapeva che in questo modo stava obbedendo al Padre che è nei cieli.
Egli è stato mandato per la nostra salvezza, perché possiamo essere liberati dal potere del nostro egoismo, quindi del diavolo. Solo Gesù, e nessun altro ci può aiutare, perciò continuiamo ad aver fiducia in lui. Dio ci ama e il suo amore è il Figlio unigenito in mezzo a noi.
Proprio Gesù, all’uomo cui tutti dicevano che ormai è inutile domandare la guarigione perché non c’era più nulla da fare essendo intervenuta la morte, disse: “Non temere, soltanto abbi fede!”.
È anche per noi questo invito. Continuiamo ad aver fede, manifestandola anche con il farci carico delle sofferenze dei fratelli vicini e lontani.