Iª lettura Is 43, 16-21
dal Salmo 125
IIª lettura Fil 3, 8-14
Vangelo Gv 8, 1-11
In questa domenica di Quaresima veniamo confortati da un messaggio molto delicato e consolante. Noi siamo peccatori, lo siamo davvero, ma Dio non vede solo il peccato, Dio vede e osserva qualcos’altro. Egli detesta il peccato, sì, ma vuole salvare l’uomo peccatore! Egli vuole che anche noi impariamo a tener d’occhio il nostro futuro, così che il passato non possa condizionarci nell’obbedire a Dio per impedirci di fare il bene. Nella prima lettura infatti egli stesso per bocca del profeta ci dice: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?».
Leggendo il fatto narrato nel vangelo, me ne viene alla mente uno analogo accaduto nella vita di Maometto, raccontato e apprezzato dai suoi seguaci come ammirabile esempio di misericordia del loro “profeta”. Gli portarono una donna colta in flagrante adulterio, e gli chiesero se la dovevano uccidere. Egli rispose: “No, ritornate quando sarà nato il bambino”. Dopo nove mesi, nato che fu il bambino, tornarono con la donna, ma Maometto disse: “Andate, tornate tra due anni, quando il bambino sarà svezzato”. Misericordia così grande non si era ancora vista! Tornati dopo due anni, il “profeta” finalmente disse: “Adesso sì, uccidetela”.
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Maometto è stato in qualche modo misericordioso sì verso il bambino, ma non verso la donna peccatrice.
Gesù è misericordioso verso la donna peccatrice, perché egli guarda tutta la verità: gli uomini sono tutti peccatori, e quindi tutti meriterebbero la morte. Inoltre nessuno di loro sarebbe in grado di giudicare un altro peccatore: potrebbe giudicare il peccato, ma non il peccatore. Questi, se potesse sperimentare l’amore, potrebbe diventare un gran santo. Dio non gode della morte, egli gode della vita dell’uomo, anche se peccatore, e perciò lo invita a ravvedersi.
Trovandosi davanti alla donna peccatrice Gesù non dimentica il peccato di tutti gli altri. Egli è venuto per tutti, quindi anche quelli che ora stanno accusando la donna hanno bisogno di lui. Purtroppo essi, pur costretti ad ammettere d’essere peccatori, non si fermano da Gesù, nè attendono la parola del perdono di Dio. Soltanto la donna rimane con Gesù per ascoltare il suo giudizio che la giustifica.
Noi vogliamo fermarci con lei. Non vogliamo soltanto ammettere di essere peccatori, ma crediamo che Gesù ci può perdonare il peccato, e perciò non ci allontaniamo dalla sua presenza. Solo la sua bocca può pronunciare per noi il giudizio misericordioso di Dio, quel giudizio che ci salva. Solo Gesù ci fa rialzare e ci rimette in comunione con gli uomini che, grazie alla sua parola, si sono già rialzati prima di noi e hanno promesso di “non peccare più”.
Gesù è il tesoro di fronte al quale possiamo ritenere spazzatura anche le belle qualità per le quali ci aspettiamo di essere valutati. Conoscere lui è la vera ricchezza della nostra vita. Lo conosciamo prima attraverso la “partecipazione alle sue sofferenze”: la nostra mortificazione quaresimale ha questo scopo e ci introduce quindi a conoscere anche “la potenza della sua risurrezione”.
La nostra conoscenza di Gesù sarà sempre condita di umiltà, come ci dà esempio l’apostolo San Paolo nella sua lettera. Corriamo verso di lui, senza giudicare e senza condannare nessuno, anzi, cercando, per quanto possiamo, di coinvolgere tutti nella gioia di questa corsa verso Gesù. È lui l’unico vero uomo che ci osserva con gli occhi misericordiosi del Padre e ci presenta a lui arricchiti del suo sacrificio. È lui che fa una cosa nuova con la nostra vita: non ci fermiamo a guardare al passato, ma, insieme a lui, guardiamo avanti a noi.
Foto immagine: mia