Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 28 Novembre 2021

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Prima lettura Geremia 33,14-16
dal Salmo 24/25
Seconda lettura 1Tessalonicesi 3,12.13-4,2
Vangelo Luca 21,25-28.34-36

Iniziamo un nuovo anno liturgico: celebriamo in esso nuovamente tutta la vita e tutto il mistero della venuta e della presenza di Gesù, Figlio di Dio, e l’offerta che egli ha fatto di sè al Padre per noi, peccatori. I vangeli saranno pagine dell’evangelista Luca, quasi sempre, tranne qualche domenica dei tempi di Natale e di Quaresima. La Parola di Dio ci accompagnerà e ci stimolerà, perché progredisca il nostro cammino di conversione, di ritorno cioè al Padre. Questo cammino non è mai finito, anzi, più procediamo, più ci accorgiamo della distanza che ancora ci separa da lui. Ma, e qui sta la nostra consolazione, non siamo noi a dover raggiungere Dio, perché è lui che si fa protagonista, è lui che ci vuole venire incontro.

È proprio questo che il profeta Geremia ci ricorda oggi. Dio ha promesso e mantiene. Ha promesso di salvarci e manda “un germoglio di giustizia” che riversa sulla terra per noi una bontà che gli uomini non hanno mai visto né esperimentato. Questo germoglio noi sappiamo già quale nome porta, e perciò ci mettiamo di nuovo in attesa della sua venuta. Egli è già germogliato, ma continua a iniziare di nuovo, perché noi, purtroppo, continuiamo a ricadere nei modi vecchi di vivere la vita piena di egoismi.

Ci siamo abituati ad apprezzare proprio quel modo di vivere egoistico che ci fa soffrire. In esso ci sembra di trovare soddisfazione, e non vorremmo lasciarlo. È questo modo di vivere egoistico, ripiegato su noi stessi, che ci chiude gli uni agli altri e ci impedisce quella comunione che darebbe gioia ed entusiasmo al nostro vivere.

Per accogliere colui che Dio ha promesso, il germoglio di giustizia, noi dovremo lasciare, abbandonare, rinnegare, il modo di essere e di vivere di cui ci siamo abituati. Questo ci fa paura, e la prima impressione che ci coglie è che ci caschi il mondo addosso, che il sole e la luna non siano più quelli, non siano più sicuri.

Gesù, nel discorso ai suoi discepoli, ha descritto bene, e con energia, questa situazione, e ci fa una pressante raccomandazione: “Vegliate in ogni momento pregando”. Vogliamo o no la gioia? Vogliamo o no una vita nuova per noi e per gli uomini che ci circondano? Allora coltiveremo il desiderio della “salvezza” che ci è stata promessa, in modo da attenderla ogni giorno e chiederla nella preghiera con insistenza. Quale preghiera ci accompagnerà? Quella che esprime il desiderio di entrare nel cuore di Dio per sentirci amati da lui e per attingere una capacità di amare uguale alla sua. La preghiera che maggiormente rallegra il cuore del Padre sarà l’invocazione del nome di Gesù, che egli ci manda come salvatore.

San Paolo prega il Signore, e allo stesso tempo raccomanda a noi, l’attenzione e l’amore ai fratelli, un amore “fra voi e verso tutti”, quello che Gesù stesso ha comandato quando disse: “Amatevi gli uni gli altri”. Questo è il modo di vigilare, il modo con cui possiamo attendere e accogliere pienamente il “germoglio di giustizia” che viene per cambiare il volto della terra.

Iniziamo così questo tempo di Avvento con il desiderio ardente della presenza di Gesù e con rinnovata attenzione ai nostri fratelli!


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