Iª lettura Gn 22,1-2.9.10-13.15-18 dal Salmo 115 IIª lettura Rm 8,31-34 Vangelo Mc 9,1-9
Continuiamo a prepararci a rinnovare le promesse del nostro Battesimo nella veglia Pasquale. Mentre alcuni in quella notte verranno battezzati, anche noi rinnoveremo il rifiuto di Satana e l’adesione a Cristo Gesù, Signore e Maestro. Siamo un unico Corpo con loro, partecipiamo dell’unico Spirito.
San Paolo oggi, scrivendo ai cristiani di Roma, ci assicura dell’amore di Dio, un amore che non può venir meno, perché egli si è impegnato ad amarci consegnando Gesù “per tutti noi”. Dio lo ha fatto per giustificarci, redimerci e salvarci. Non dobbiamo temere nessuno, non ci sono più nemici che possano vincere l’amore che Dio ha realizzato verso di noi.
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Le parole dell’apostolo ci guidano nell’ascolto delle altre due letture: Abramo si dispone ad offrire suo figlio in sacrificio a Dio, e Gesù parla con Mosè ed Elia dei progetti di salvezza che il Padre ha manifestato a loro e che vuole realizzare attraverso di lui.
Il viaggio di Abramo con il suo unico figlio Isacco verso il monte è un percorso profetico che si realizza in Gesù, ma che si ripete certamente anche nel nostro cammino verso la meta, verso l’abbraccio del Padre. Abramo riceve tutto da Dio: lo riconosce restituendogli tutto. In quel «tutto» non c’è solo la propria vita, ma anche la vita, per lui ancor più preziosa, del suo unico figlio, desiderato e atteso per lunghi anni.
A prima vista a noi può sembrare crudele la richiesta di Dio, ma vedendo poi come l’episodio si svolge, comprendiamo come il suo amore sia grande e previdente. Grazie a quella richiesta, l’amore paterno di Abramo per il figlio si purifica da ogni forma di egoismo, diventa un amore spirituale, perché il figlio rimanga dono di Dio per ogni giorno della sua vita.
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Gesù è salito sul monte con i discepoli capaci di ascoltare e di vedere. Là sul monte egli parla con Mosè e con Elia, le due persone maggiormente qualificate per rappresentare Dio di fronte al popolo e il popolo di fronte a Dio. Essi hanno sofferto in maniera impressionante per esercitare il loro compito di guida e di profezia, hanno sofferto fino al punto da desiderare di morire piuttosto che continuare quella sofferenza. Gesù parla con loro, e parla della propria offerta che si accinge a presentare al Padre. Egli è il Figlio unico, Figlio prediletto di Dio, che realizza il gesto soltanto profetico di Abramo: è lui l’Agnello di Dio che viene immolato al posto di ogni figlio d’uomo.
La voce, che i tre discepoli odono venire dal cielo, garantisce che il Padre ha accolto l’offerta del Figlio, di Gesù, e grazie ad essa realizza il disegno soltanto sognato e desiderato dai due personaggi apparsi accanto a lui. Le parole che vengono dal cielo richiamano l’episodio vissuto da Abramo: il figlio amato, che realizza pienamente l’amore, non è stato Isacco, ma è Gesù. Egli lo rivela nel colloquio con i suoi mentre ridiscendono dal monte, il monte della preghiera e dell’incontro con Dio Padre.
Tra un mese rinnoveremo le promesse del battesimo: che cosa significa? Questo significa che vogliamo far parte della vita di Gesù, di tutta la sua vita, che è un’offerta presentata al Padre per gli uomini. Prendiamo parte alla vita di Gesù offrendoci a Dio: questo si realizza ogni giorno con le nostre piccole e grandi scelte generate dalla fede e dall’amore, dall’amore che spunta sulla fede.
Non avremo paura se ci sarà da soffrire, perché anche lui, Gesù, ha sofferto, e non avremo paura perché, quando aderiamo a lui, Dio stesso è dalla nostra parte, come San Paolo ci assicura.