Iª lettura Gs 24,1-2.15-17.18 dal Salmo 33 IIª lettura Ef 5,21-32 Vangelo Gv 6,60-69
È bello e delicato l’intervento di Giosuè verso le tribù del popolo d’Israele narrato nella prima lettura. Egli chiede a tutti di esprimersi singolarmente e liberamente scegliendo la propria strada. Servire il Signore che li ha fatti passare il deserto o servire gli dei delle nazioni?
Servire il Signore, quello che ha parlato a Mosè, significa accettare di vivere ubbidendo ai suoi comandamenti, le dieci parole sapienti, ma impegnative, che non lasciano spazio agli istinti e alle voglie e non si piegano al mutare dei sentimenti.
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Seguire gli dei delle nazioni è molto più facile: è sufficiente compiere qualche rito e badare a qualche tabù, senza impegnare il proprio cuore. Gli dei delle nazioni si accontentano di poco e accontentano del tutto tutte le voglie e gli istinti del cuore e del corpo dell’uomo.
La vita di chi serve il Signore diventerà stabile, fedele, umile e ordinata, e meriterà la fiducia di tutti.
La vita di chi serve gli dei non è affidabile, perché gli dei lasciano seguire la mobilità di ciò che piace momento per momento.
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Giosuè dichiara pubblicamente la propria scelta, senza paura, senza rispetto umano, con gioia e con amore. La sua scelta aiuta gli altri a decidere con prontezza. Tutti quindi decidono di servire quel Dio che aveva dimostrato di avere una predilezione per loro. Guardando all’amore manifestato da Dio nella storia del proprio popolo hanno potuto scegliere con libertà e senza tentennamenti.
Questo fatto ci introduce all’ascolto del vangelo: molti discepoli scelgono di abbandonare Gesù, nonostante abbiano mangiato il pane distribuito ai cinquemila e abbiano visto molti prodigi. Essi rinunciano allo “Spirito che dà la vita” per seguire i propri punti di vista e quindi le proprie voglie.
Gesù, come Giosuè, propone anche ai Dodici di operare una scelta. Era stato lui a sceglierli uno ad uno, ed ora egli chiede loro di manifestare la propria libera risposta. Egli non vuole con sé delle marionette, non gente che stia con lui per forza, e nemmeno persone entusiasmate da miracoli, e neppure sostenute dal cameratismo di un’amicizia superficiale. Egli vuole con sé solo uomini e donne che lo amino senza interessi personali, senza condizioni, che lo amino perché sanno che egli va al Padre anche se la strada è angusta, quella della croce.
Egli non cambia direzione al proprio cammino, piuttosto è disposto a rimanere da solo, senza discepoli. Chiede infatti: “Volete andarvene anche voi?”. Saremo capaci di dare anche noi la risposta di Pietro? Saremo capaci di dire a Gesù che non ci importa di soffrire pur di essere sempre con lui? Saremo capaci di scegliere di stare con Gesù anche quando tutti attorno a noi lo abbandonano? Di restare soli piuttosto che essere privati di lui? Abbiamo molte occasioni per rispondere coi fatti a queste domande.
San Paolo ci fa pensare ad un aspetto particolare e frequente della vita dei cristiani: la vita coniugale. Gli sposi cristiani vivono il loro stare insieme come un segno del mistero di Dio. Essi si promettono fedeltà, quella che ricevono dallo Spirito Santo. La fedeltà che vivranno comprende il non donarsi o affidarsi ad altri al di fuori del proprio coniuge, nemmeno col desiderio, e inoltre il perseverare nell’amore reciproco fino a che la morte di uno non liberi l’altro da questo impegno. Il mistero, infatti, di cui il loro amore fedele è segno, è l’amore di Gesù per la Chiesa e della Chiesa per Gesù: esso è un amore che non viene mai meno, nemmeno quando i figli della Chiesa fossero infedeli e peccatori.
Siccome l’amore di Gesù è arrivato fino a morire per la Chiesa, così i mariti amano la moglie persino quando la fedeltà diventa sofferenza. E, siccome la Chiesa è sottomessa a Gesù, le mogli vivranno il loro amore sottomettendosi ai mariti. L’amore di ambedue è un mistero divino: lo sceglie chi ama il Signore più di se stesso.
Tra i cristiani pochi hanno una fede matura da affrontare questa via ed esservi perseveranti. Ringraziamo coloro che lo fanno, anche se giovani! E intensifichiamo la nostra preghiera per tutte le famiglie: il Signore ci ascolterà, come ha promesso di ascoltare sempre i suoi figli!