Prima lettura Isaia 62,1-5 dal Salmo 95 Seconda lettura 1Corinzi 12,4-11 Vangelo Giovanni 2,1-12
“Il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo”. Queste parole sono profezia di novità e di gioia. Il popolo che soffre sarà sollevato, consolato, rinnovato: avrà la certezza e la prova dell’amore del suo Dio e la benedizione in ogni manifestazione della sua vita. Questa profezia arriva a compimento con l’arrivo del Messia. È lui lo “sposo” promesso, colui che realizza la beatitudine del popolo di Dio, colui che inaugura un’epoca di gioia e di pace. E proprio di quest’epoca di gioia ci parla il Vangelo oggi.
L’occasione è data proprio da una festa di nozze. Gli sposi, per la cui festa di matrimonio viene invitato Gesù con la madre e con i pochi discepoli che già lo circondano, passano quasi in second’ordine. La loro festa offre una significativa opportunità a Gesù per manifestarsi come colui che realizza la profezia di Isaia, come il vero e unico sposo del popolo.
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Il vero sposo, per cui gioisce, non solo il villaggio di Cana, ma tutto il mondo, infatti, è lui, il Figlio di Dio e Messia. Solo sua Madre lo conosce e lo riconosce. Nemmeno i suoi discepoli si sono resi conto della sua più vera e profonda identità.
Nelle Scritture, come sposa di Dio viene indicato sempre il popolo d’Israele. Esso è però un popolo che ha paura di Dio, che non lo serve con amore, che non gode della sua presenza, che non fa tesoro delle sue parole, che si è quasi dimenticato di lui. Il modo con cui il popolo tratta Dio, ricorda il comportamento di una sposa infedele che cerca altrove le sue soddisfazioni e che dà ad altri le proprie carezze. Questa è l’origine della tristezza e della mancanza di speranza che regna nel popolo: popolo triste, senza gioia, perché non si accorge di essere amato e non riesce a donare amore.
A Cana, la prima parola che viene pronunciata è di Maria, la madre. Ella si è accorta della mancanza di vino sui tavoli dei convitati.
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È così importante il vino? Alle nozze il vino è segno e fonte di gioia, di benedizione alla vita degli sposi. Dicendo che non c’è vino, Maria attira l’attenzione sulla mancanza di gioia. Ella ha compreso che il vero vino è Gesù, è lui la gioia di Dio e dell’uomo. Lui è presente, ma non è né conosciuto né riconosciuto. Noi comprendiamo questa attenzione della Madre. A tutto il popolo manca la gioia, proprio perché non vive il rapporto con Dio nell’amore: questo sarà dato da Gesù. Maria è attenta certamente più a questo aspetto che a quello. Il Figlio lo ha capito.
Rispondendo che “non è giunta” ancora la sua Ora, egli afferma che non è ancora arrivato il momento per lui di dare la vita per la “sposa”, per il popolo. Non è questa “l’ora” delle sue nozze, che sarà invece quella della sua passione e morte. Porgendo, perché sia bevuto, il vino nuovo, attinto dai recipienti dell’acqua destinata alle abluzioni, cioè a lavarsi e purificarsi per essere graditi a Dio, egli fa comprendere che il nostro rapporto con Dio non può essere esteriore, ma deve penetrare nel nostro intimo: allora fruttifica gioia, comunione, festa!
Gesù è il vero sposo che ama e genera in noi l’amore vero al Padre, fonte della vera gioia. Ci associamo ai discepoli per credere in lui, fondare su di lui la nostra fede nel Dio dell’amore, che (II lett.) riveste la sua sposa di doni e carismi, come gioielli che la rendono bella e attraente. Ella attira a sè per portare tutti a lui, Gesù, che continua a donare il vero vino della consolazione e della gioia del cuore.
Così Gesù completa l’epifania di Dio, la manifestazione dell’amore di Dio per tutto il mondo: l’ha cominciata manifestandosi ai pastori, poi ai magi, ai peccatori salendo dall’acqua del Giordano, e adesso alle nozze!
È la gioia di Dio che si manifesta a Cana, quella gioia annunciata dal profeta: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te». Questa è anche la nostra gioia, perché il Signore, come lo sposo che abbellisce di monili e vesti pregiate la sposa, ha rifornito noi di doni e carismi per rendere la sua Chiesa ricca di carità e sapienza, ordinata e luminosa, strumento di pace e di unità per tutti i popoli.