Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 17 Settembre 2023

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Prima l. Siracide 27,30-28,7 dal Salmo 102 Seconda l. Romani 14,7-9 Vangelo Matteo 18,21-35

Il Signore ci educa a vivere insieme. Con le letture di domenica scorsa ci ha insegnato a correggerci gli uni gli altri con amore; oggi egli ci dà un altro insegnamento importante.

Anche in seno alla comunità esistono peccatori, coloro che ci fanno dei torti o ci offendono. Come ci dobbiamo comportare verso di loro? Seguire la legge dell’«occhio per occhio, dente per dente»? Vendicarsi fino a sette volte come Caino?

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San Paolo ci dice che noi non viviamo per noi stessi, ma per il Signore! Allora anche le motivazioni dei nostri comportamenti e delle nostre «giuste» reazioni le dobbiamo trovare qui: per il Signore come devono essere i nostri comportamenti, le nostre reazioni? I nostri fratelli, e anche chi non fa parte della comunità cristiana, devono poter vedere nella nostra vita il riflesso della luce del volto di Dio.

Com si comporta Dio? Come reagisce al peccato degli uomini? Quali sono le sue reazioni a chi l’offende? Non possiamo dire di ignorarlo: già pregando il salmo abbiamo saputo che “egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; … Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. … Come dista l’oriente dall’occidente così allontana da noi le nostre colpe”. Se il nostro Dio agisce così, come potremmo permetterci di comportarci diversamente? Se Dio perdona ed è sempre disposto a perdonare, come ci permetteremmo di vendicarci o di nutrire sentimenti di rancore?

Noi vogliamo essere figli del nostro Dio, quindi a lui somiglianti. La somiglianza a Dio non può essere esteriore, ma sarà la somiglianza nelle azioni e reazioni dell’anima e dello spirito.

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La prima lettura dal libro del Siracide ci dà degli insegnamenti preziosi e convincenti. “Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore?”. “Ricordati della tua fine e smetti di odiare”. “Ricordati dell’alleanza con l’Altissimo e non far conto dell’offesa subita”.

Questi insegnamenti sono alla base della bellissima ed efficace parabola che Gesù ha raccontato a Pietro per aiutarlo a capire la risposta che gli ha dato: “fino a settanta volte sette”. Pietro aveva chiesto quante volte, secondo Gesù, egli avrebbe potuto perdonare a chi l’avesse offeso. Egli riteneva d’essere molto generoso proponendo sette volte. E davvero era generoso: noi stessi infatti spesso diciamo, “la seconda volta ti perdono, ma la terza…”. Gesù però non vuole che si facciano calcoli, non vuole che si faccia il conto dei nostri atti di amore, come una mamma, che non li conta mai. Chi conta gli atti di amore non ama. Chi conta quante volte perdona, non perdona. Dio non agisce così.

Nella parabola Gesù racconta che il servo disse al padrone: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”, e il padrone non solo ebbe pazienza, ma si impietosì e condonò tutto il debito. Questo è l’esempio che Dio ci dona, il comportamento da tenere con gioia e con vera riconoscenza.

Chi non agisce come il Padre agisce con noi, non potrà godere nemmeno il perdono che lui ha già ricevuto. Il suo animo non è in grado di ricevere la vita eterna, cioè la vita di Dio: l’ha già rifiutata, rifiutando il perdono.

Noi sentiamo faticoso il perdonare, ma quando lo facciamo ci accorgiamo che esso è fonte di grande gioia, di fraternità, di pace, di vita. È un po’ della vita di Dio che entra nel mondo attraverso di noi!

Ti ringraziamo, Signore Gesù, perché ci rendi capaci di donare il perdono ai fratelli come segno dell’amore del Padre e della sua accoglienza. Così facciamo conoscere e amare la sua bontà, così rendiamo gloria a lui e a te, così «importiamo» nel mondo la vita che è fonte di Vita!

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