Prima lettura Isaia 62,1-5
dal Salmo 95
Seconda lettura 1Corinzi 12,4-11
Vangelo Giovanni 2,1-11
“Il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo”. Sono parole di Isaia, profezia di novità e di gioia. Il popolo che soffre sarà sollevato, consolato, rinnovato: avrà la certezza e la prova di essere amato dal suo Dio e benedetto in ogni espressione della sua vita. “Come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”: espressioni che fanno danzare di gioia, profezia che si compie con l’arrivo del Messia. È lui lo “sposo” promesso, colui che realizza la beatitudine del popolo di Dio, che inaugura un’epoca di gioia e di pace. E proprio di quest’epoca di gioia ci parla il Vangelo oggi.
L’occasione è data da una festa di nozze. Gli sposi, per il cui matrimonio viene invitato Gesù con la Madre e con i pochi discepoli che già lo seguono, sembrano essere assenti. Perché? La vera unione sponsale, per cui è doveroso gioire, è quella di Dio con il popolo. È questa la festa che offre a Gesù l’opportunità per manifestarsi come colui che realizza la profezia di Isaia. Il vero sposo, per cui gioisce non solo il villaggio di Cana, ma tutto il mondo, è lui, il Figlio di Dio e Messia. Solo sua Madre lo conosce e lo riconosce. Nemmeno i discepoli, che hanno appena iniziato a seguirlo, si sono resi conto della sua più vera e profonda identità. Come sposa di Dio, nelle Scritture, è indicato sempre il popolo d’Israele: esso è però un popolo che ha paura di Dio, che non lo serve con amore, che non gode della sua presenza, che non fa tesoro delle sue parole, che si è quasi dimenticato di lui. Il modo con cui il popolo tratta Dio ricorda il comportamento di una sposa infedele che cerca altrove le sue soddisfazioni e che dà ad altri le proprie carezze. Questa è l’origine della tristezza e della mancanza di speranza che regna nel popolo: popolo triste, senza gioia, perché non si accorge di essere amato e non riesce a donare amore.
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A Cana la prima parola che viene pronunciata è di Maria, la madre. Ella si è accorta della mancanza di vino sui tavoli dei convitati. È così importante il vino? Alle nozze il vino è fonte di gioia, di benedizione alla vita degli sposi. Dicendo che non c’è vino, Maria attira l’attenzione sulla mancanza di gioia nel rapporto degli uomini con il loro Dio.
Noi comprendiamo questa nota della madre. È a tutto il popolo che manca la gioia, proprio perché non vive nell’amore il suo rapporto sponsale con Dio. Maria è attenta certamente più a questo aspetto che a quello dell’assenza del vino in tavola. Gesù lo ha capito. Dicendo che “non è giunta” ancora la sua Ora, dice che non è arrivato il momento per lui di dare la vita per la “sposa”, per il popolo. Non è questa “l’ora” delle sue nozze, che sarà invece quella della sua passione e morte. Porgendo il vino nuovo, attinto dai recipienti che contenevano l’acqua per lavarsi e purificarsi, egli fa comprendere che il nostro rapporto con Dio non sarà esteriore, ma penetrerà nel nostro intimo: allora genererà gioia, comunione, festa vera e continua.
Gesù è il vero sposo che ama e genera in noi l’amore vero al Padre, fonte della vera gioia. Ci associamo ai discepoli per credere in lui, per fondare su di lui la nostra fede nel Dio dell’amore, che (II lett.) riveste la sua sposa di doni e carismi, come gioielli che la rendono bella e attraente. Ella attira gli sguardi degli uomini a sé per orientare tutti a lui, Gesù, che continua a donare il vero vino della consolazione e della gioia del cuore. E ogni uomo che aderirà al Figlio di Dio, lo Sposo, diventerà egli stesso rivelatore dell’amore del Padre, come ci assicura l’apostolo: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”.
In questo giorno, Gesù fa bere l’acqua non più acqua, trasformata da acqua destinata alla purificazione in bevanda che disseta il desiderio di comunione degli uomini. Così egli completa l’epifania di Dio, la manifestazione dell’amore di Dio per tutto il mondo: l’ha cominciata manifestandosi ai pastori, poi ai magi, ai peccatori salendo dall’acqua del Giordano, e adesso la completa donando gioia alle nozze del popolo con il suo Dio.
Foto immagine: mia