Iª lettura 1Sam 3,3-10.19 dal Salmo 39 IIª lettura 1 Cor 6,13-15.17-20 Vangelo Gv 1,35-42
Oggi ascoltiamo la chiamata di Samuele e la sua pronta disponibilità a rispondere. La sua generosità è quasi una profezia della prontezza con cui si sono messi al seguito di Gesù due dei discepoli di Giovanni Battista. Essi hanno udito dal loro maestro: “Ecco l’agnello di Dio”; hanno così compreso che Gesù era il Messia promesso.
Egli è l’agnello che Dio ha dato ad Abramo da sacrificare al posto del figlio Isacco, l’agnello il cui sangue ha protetto il popolo dallo sterminatore in Egitto, l’agnello caricato ogni anno dei peccati del popolo e cacciato a morire nel deserto, l’agnello che con la sua carne nutriva ogni famiglia che celebrava l’alleanza con Dio nella Pasqua!
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I due discepoli seguono perciò Gesù, non per ottenere qualcosa, ma per stare con lui, per servirlo e per imparare da lui a vivere secondo il disegno del Padre. Samuele, pronto ad alzarsi nella notte in obbedienza alla voce di Dio e pronto ad obbedire al comando del sacerdote Eli che lo rimandava sul suo giaciglio, rimane esempio per coloro che seguono Gesù. Essi rimangono con lui, e cominciano ad attirare a lui coloro che amano. L’amore più bello è proprio aiutare a conoscere Gesù.
Andrea, uno dei due discepoli, accompagna suo fratello da Gesù, e questi viene chiamato dal Signore! A lui Gesù dà un nome nuovo, ad indicare che da quel momento la sua vita è nuova, è cambiata, è tutta da scoprire! Simone sarà chiamato Pietro, non più quindi con il nome del pescatore, ma con il nome del discepolo che trova vita, stabilità e sicurezza in Gesù.
La vita con Gesù è davvero nuova: San Paolo si sente in obbligo di prendere per mano i Corinzi come fossero bambini, per istruirli, perché considerino la propria vita nella nuova luce che viene dall’appartenere al Signore. Chi appartiene a Gesù è diventato tempio dello Spirito Santo. Questa è una verità bella e consolante, ma davvero concreta, dalla quale scaturisce un nuovo modo di vivere. Chi fosse abituato a seguire i propri istinti, in particolare quelli sessuali, non deve sentirsi giustificato nemmeno dalla loro virulenza nè dal comportamento generale: se sei di Gesù, anche il tuo corpo appartiene a lui ed è lui che lo deve poter usare per il suo regno.
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Se adoperi il tuo corpo per soddisfare le tue passioni, fai torto a Gesù, che ti ha acquistato con la sua morte perché tu sia una delle sue membra, per la gloria di Dio! “State lontani dall’impurità”, dice l’apostolo, che viveva in un mondo dove l’impurità sessuale non solo era di moda, ma addirittura consacrata, tanto da essere praticata accanto ai templi delle divinità. Attraverso il nostro corpo deve risplendere la purezza della luce di Dio e la novità della risurrezione di Gesù. Non possiamo fare quello che fanno tutti, accontentare le nostre voglie e il nostro piacere: saremmo complici di gravi scandali: gli sposi non sarebbero aiutati alla fedeltà reciproca, ma assecondati ad allontanarsi l’uno dall’altro, incapaci di portare la croce di qualche loro eventuale crisi.
Il nostro sì a Gesù deve essere completo, sia per la nostra vita personale che per la vita della Chiesa: essa è il Corpo di Cristo, e nessun membro deve fare qualcosa che non sia voluto dal Capo.
In settimana inizieremo l’Ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani. Ci uniamo alla supplica di tutte le Chiese perché ogni cristiano risponda alla chiamata di seguire sempre e solo Gesù. Preghiamo, perché si ravveda chi dà ascolto ai propri ragionamenti anziché allo Spirito di unità che Dio ci ha dato!