Iª lettura Prv 8,22-31
dal Salmo 8
IIª lettura Rm 5,1-5
Vangelo Gv 16,12-15
Le letture di oggi iniziano con un inno alla sapienza di Dio, una sapienza di cui noi possiamo continuare a contemplare e godere il frutto. Tutto il creato è manifestazione di sapienza, una sapienza pregna di amore per gli uomini. Questa sapienza è descritta come un consigliere di Dio, come Qualcuno che sta presso di lui “come architetto” da cui Egli si lascia ispirare per dar forma al creato. In questo modo, già prima della rivelazione di Gesù, il popolo d’Israele ha contemplato Dio non come essere solitario privo di relazioni, ma come persona che in se stesso può rapportarsi ad altra Persona e vivere così l’amore: può essere in ascolto, amare, essere amato, donare e ricevere fiducia e vivere umiltà. Se gli uomini imitano un Dio così, la società viene continuamente trasformata, poiché si riversa in essa amore e umiltà. Se Dio non vivesse in se stesso questa relazione d’amore, egli sarebbe osservato e compreso da noi come un solitario, capace di essere tiranno, come un dittatore. Davanti ad esso avremmo solo paura, e , cercando di imitarlo, diverremo a nostra volta tiranni gli uni degli altri. Non ci è difficile riscontrare questi atteggiamenti nelle società la cui religione preponderante conosce un Dio solitario senza relazioni.
La rivelazione della vita trinitaria di Dio, iniziata timidamente negli scritti antecedenti a Gesù, continua in maniera più chiara ed esplicita con lui. Egli ci parla del Padre, ci fa contemplare esplicitamente la sua unità con lui attraverso una piena e amorosa ubbidienza, ci promette la presenza e l’assistenza dello Spirito del Padre, che è anche suo.
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Ascoltando Gesù che parla del Padre abbiamo la netta sensazione di trovarci all’interno di una famiglia, dove si vive reciproca fiducia, reciproco ascolto, amore ubbidiente, volontà di essere uniti in un’armonia piena. Quest’ambiente è tanto bello, che siamo attirati a viverlo nelle nostre famiglie, nei gruppi, nelle comunità. Vivere la vita di relazione a noi pare faticoso, talora difficile, perché siamo impregnati di egoismo, attaccati ai nostri modi di vedere, alla voglia di emergere. Per questo Gesù ci esorta all’umiltà, quell’umiltà che ci fa chiedere e donare perdono, che ci permette di stimare gli altri superiori a noi stessi, non perché migliori di noi, ma perché amati dal Padre come noi. E affinché noi possiamo entrare nell’amore trinitario di Dio, Gesù promette e dona lo Spirito Santo!
Vivere la vita di Dio, cui Gesù ci esorta con il suo unico comandamento, cioè “Amatevi gli uni gli altri”, diventa facile, perché genera gioia e pienezza, serenità e pace. Quando cominciamo a sperimentare la gioia, scopriamo che è l’unico modo di vivere possibile, mosso e stimolato dallo Spirito Santo.
Questi ci santifica, cioè ci divinizza. Abbiamo quasi timore e pudore ad usare questa parola, ma non dobbiamo avere paura della verità. Accogliendo in noi lo Spirito Santo diventiamo davvero partecipi dell’amore di Dio, che così può manifestarsi attraverso di noi. Noi veniamo ad essere la gloria di Gesù, come lui è la gloria del Padre.
Pure San Paolo ce lo dice chiaramente: “Ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio”! Diventa necessaria per noi la pazienza, perché non ci mancano le tribolazioni causate dai nostri peccati e da quelli dei fratelli. Infatti, anche in noi, come in Gesù, la gloria di Dio viene rivelata nella prova. È sulla croce che abbiamo visto che Dio è diverso da come lo pensa l’uomo, è lì che Gesù ci ha manifestato la pienezza dell’amore del Padre, e attraverso il suo sacrificio ce l’ha donata. Anche noi manifesteremo agli uomini l’amore di Dio Padre quando saremo pazienti in tutto nelle tribolazioni. Lo Spirito Santo datoci da Gesù ci rende gloria di Dio, rivelatori di un Dio capace di essere Padre per tutti. La nostra vita, attraverso l’amore paziente, diventa partecipe del mistero della Ss.ma Trinità!
Foto immagine: mia