Iª lettura Lv 13,1-2.45-46 dal Salmo 31 IIª lettura 1Cor 10,31 – 11,1 Vangelo Mc 1,40-45
“Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato”. Sono le parole del salmo tra le letture. È bello che la Parola di Dio non dica «beato l’uomo che non ha peccato», ma l’uomo a cui è tolta la colpa. Il Signore sa che noi siamo tutti peccatori, che stiamo camminando sulla strada su cui ci ha lasciati Adamo, una strada segnata dalla superbia che ci fa disobbedire a Dio. Possiamo divenire beati quando il peccato ci viene tolto o coperto dall’amore di Dio col sangue dell’Agnello.
Siamo peccatori e, purtroppo, il nostro peccato porta il suo frutto nella nostra vita. Il frutto del peccato è male, malattia e morte. Ogni presenza di male è testimonianza che il peccato è entrato nel mondo. Così anche la malattia: quando essa ci colpisce non andiamo ovviamente in cerca del colpevole, come fanno gli stregoni e gli sciamani. Noi sappiamo che il peccato è entrato nel mondo «per invidia del diavolo» e che è lui il colpevole di ogni male, comprese le malattie. I malati non sono peccatori più dei sani: non ha quindi senso incolpare qualcuno per la sua malattia: ha senso invece impegnarsi a non dar spazio al peccato nel mondo e cercare di toglierlo, con Gesù.
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Quando incontriamo un ammalato, o quando noi stessi ci ammaliamo, facciamo come faceva Gesù: cerchiamo di consolidare la fede in noi e nel cuore del nostro fratello. È la fede, il ritorno al Padre con fiducia e amore, che rende l’uomo vero uomo, pieno di quella pace e di quella misericordia che lo fa essere un dono per chiunque lo avvicini. È la fede che trasforma anche la malattia in occasione di offerta di sè, di amore, di benedizione a Dio, ed è la fede pure il clima interiore che favorisce il risanamento delle nostre membra e la radice di un’eventuale guarigione del corpo.
Incontrando il lebbroso, Gesù si muove a compassione, proprio perché quell’uomo lo supplica di essere purificato dal suo peccato per guarire dalla malattia. La malattia della lebbra, che allontana da sé gli uomini, che rompe la comunione e la pace, che ostacola il dialogo e la condivisione, è solo segno che il peccato è diventato operante, e il suo frutto terribile devasta la vita degli uomini. Gesù purifica dal peccato l’uomo, che può così offrire il sacrificio a Dio e vivere con gli altri la fraternità, ricuperata col tornare ad essere figlio del Padre.
San Paolo ci dona una semplice ed efficace ricetta perché la nostra vita sia sempre immersa nella fede e noi guariamo dalle conseguenze del peccato del mondo. Tutto quello che fate, anche le piccole cose, anche quelle normali, come mangiare e bere, tutto fatelo per la gloria di Dio. Qualunque cosa facciamo, non impediremo e nemmeno distrarremo nessuno dall’andare a Gesù, dal correre con lui verso il Padre, dal nutrire fiducia in lui. Ogni nostra occupazione, ogni pensiero e azione saranno destinate ad orientare e orientarci a Gesù.
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L’apostolo si offre a noi come esempio di vita, e noi lo imiteremo in modo da essere esempio di fede per i nostri fratelli. Abbiamo contribuito tanto al loro peccato e al peccato diffuso nel mondo, vogliamo ora contribuire al suo risanamento. Ogni nostro respiro sarà un grazie al Padre, ogni nostra azione una lode a Gesù, ogni nostro incontro una possibilità data allo Spirito Santo per trasformare la terra.